Ai tre lavoratori della Fiat, reintegrati dal giudice del lavoro dopo il licenziamento, non sarebbe stato permesso di svolgere altra attività che quella sindacale. In tre lavoratori hanno chiesto l’intervento di Napolitano.
Continua il braccio di ferro tra gli operai della Fiat di Melfi reintegrati dal giudice del lavoro e il Lingotto. Dopo essere rientrati in fabbrica, infatti, è stato impedito loro di lavorare. Varcati i tornelli dello stabilimento, la vigilanza li ha invitati a seguirli nel loro gabbiotto. Potranno continuare a percepire lo stipendio, a patto che occupino una saletta e svolgano esclusivamente attività sindacale. Per questo,nel frattempo, la Fiom ha proclamato due ore di sciopero, dalle ore 14 alle 16, chiedendo l’intervento del presidente della Repubblica.
Fiat ha affidato ad una nota la replica, dicendosi «fiduciosa che il Tribunale di Melfi, nel giudizio di opposizione, saprà ristabilire la verità dei fatti» e convinta che «siano pienamente legittimi i provvedimenti adottati nei confronti dei tre lavoratori licenziati e poi reintegrati dal giudice del lavoro». Intanto, il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, al Meeting di Rimini, ha voluto scindere la questione politica da quella strettamente giudiziaria. «Sulla vicenda che riguarda alcune persone e per la quale ci sono processi giudiziari in corso – ha detto – non mi esprimo. Rispetto la dimensione giudiziaria di questa vicenda, poi c’è una dimensione politica e mi dispiace non aver mai sentito la Fiom pronunciarsi su questa dimensione politica». Secondo il ministro «il giudice deve esaminare se c’è stato o meno sabotaggio, in quel caso. Può una minoranza di lavoratori impedire agli altri di lavorare avvicinandosi al Carrello che alimenta la produzione e bloccando la produzione? Può esserci la possibilità da parte di una minoranza di bloccare il lavoro degli altri ?».