Una bomba è stata fatta esplodere questa notte contro il portone dell’abitazione del procuratore generale di Reggio Calabria, Salvatore Di Landro. L’esplosione ha distrutto il portone, danneggiato l’atrio e procurato danni anche ad abitazioni vicine. Fortunatamente nessuno è rimasto ferito.

La casa del magistrato si trova in pieno centro di Reggio Calabria e Di Landro si trovava in casa con la moglie, al quarto piano dell’edificio. Un evidente avvertimento della ‘ndrangheta che sembra aver ritrovato slancio intimidatorio. Di Landro ha commentato: “Contro di me, a partire dall’attentato a gennaio contro la Procura generale, c’é stata una tensione malevola e delittuosa crescente, da parte della criminalità organizzata, che si è personalizzata”.



Aggiungendo: “Vogliono farmela pagare, evidentemente, per il fatto che ho sempre ed in ogni circostanza fatto il mio dovere di magistrato". Poche decine di minuti dopo l’allarme a casa Di Landro c’erano il procuratore aggiunto Nicola Gratteri, il magistrato di turno Danilo Riva e il questore di Reggio Calabria Carmelo Casabona con Diego Trotta, uno dei dirigenti della squadra mobile.



A Reggio Calabria continua dunque la strategia della tensione. Lo scorso 2 gennaio una bomba è esplosa davanti al portone della Procura Generale, nei mesi successivi sono state inviate missive contenenti proiettili e minacce ai pm Giuseppe Lombardo (due volte) e Antonio Di Bernardo della Dda e una missiva intimidatoria indirizzata anche al Procuratore della Repubblica Giuseppe Pignatone. Ancora più grave la macchina carica di esplosivo trovata a gennaio sul percorso previsto per la visita del presidente della Repubblica Napolitano.

Due poi i sabotaggi ad auto di giudici, con bulloni delle ruote svitate alla macchina dello stesso Di Landro.