Il 12 settembre 1993 Elisa Claps, la ragazza di Potenza, scompariva e presumibilmente veniva uccisa. Si è ricordato due giorni fa l’anniversario della sua tragica fine, quella di Elisa Claps. Nell’occasione, il fratello della vittima ha gettato alcune pesanti accuse sulla chiesa locale, in particolare il vescovo di Potenza. Le accuse riguardano il fatto che secondo i familiari di Elisa, non è possibile che non si sapesse che il corpo della ragazza si trovava là dove poi effettivamente è stato trovato nel marzo di quest’anno.
E cioè sul tetto della chiesa della Santissima Trinità. Gildo Claps dice che “ad esempio nel 1996, per circa un anno, in quel sottotetto furono effettuati dei lavori. Ora sappiamo con certezza che l’impresa incernierò dei cassettoni proprio in corrispondenza del cadavere di Elisa. E’ ridicolo pensare che nessuno abbia mai visto niente. E poi, nel 2008, sicuramente qualcuno ha rimosso il materiale che ricopriva il corpo di Elisa. Di tutto questo – ha aggiunto – chiediamo conto e chiediamo conto anche al vescovo: o lo sapeva già da prima o evidentemente non può fare il vescovo perché uomini sotto la sua Diocesi hanno mentito e lui non lo sa”.
Il vescovo di Potenza, monsignor Agostino Superbo, ha prontamente risposto alle accuse: “Non abbiamo motivo di nascondere nulla, ma vogliamo servire la causa della verità, così come autorevolmente invita a fare papa Benedetto sedicesimo”.
Ha poi continuato: “Per questo da mesi preghiamo in tutte le parrocchie, come è accaduto anche domenica scorsa. Mentre confermiamo vicinanza alla famiglia Claps, vogliamo ribadire che trascinare la Chiesa in una continua polemica non è la strada giusta per trovare la verità, causa per la quale continuiamo a lavorare e a sperare. Diciassette anni dopo – ha detto monsignor Superbo nella prima parte del suo messaggio – la vicenda di Elisa Claps non cessa di inquietare perchè non è stata ancora fatta piena luce sulla sua tragica fine. Il riserbo della Chiesa di Potenza in questi mesi seguiti al ritrovamento del corpo di Elisa è dovuto unicamente al rispetto che si deve alla Magistratura, cui sin dall’inizio è stata offerta totale disponibilità per la necessaria azione investigativa”.