Sarah Scazzi è uscita di casa il 26 agosto e da allora di lei si è persa ogni traccia. Da allora le indagini non si sono mai fermate, tra falsi avvistamenti in tutta Italia e gli appelli della madre. È ancora giallo sulla scomparsa della ragazza mentre le speranze di ritrovarla si affievoliscono.

Sarah Scazzi viene vista per l’ultima volta il 26 agosto. Esce dalla sua abitazione di Avetrana (Taranto) verso le 14.30. Deve recarsi a casa della cugina per andare al mare con lei. Come d’accordo con lei le ha fatto un squillo sul cellulare per avvertirla che è uscita. La cugina non la vede arrivare e dopo un po’ la richiama. Il cellulare di Sarah suona a vuoto, quindi risulta irraggiungibile. Sarah ha 15 anni. Al momento della scomparsa indossa una maglietta rosa con il coniglietto di Playboy, pantaloncini rosa, infradito nere. Al collo ha un laccio nero con un ciondolo argento a forma di scoiattolo e una collanina con un teschio di strass rosa. Ha con sé un cellulare Vodafone 735 con cuffia stereo, una sacca di stoffa nera, un telo da mare e un caricabatterie. Questo è un elemento che inizialmente fa pensare all’allontanamento volontario: nessuno, a meno che non voglia stare via da casa per diverso tempo, si porta via il carica batterie del cellulare. Sarah è alta un metro e 58, ha gli occhi castani e i capelli biondi, la corporatura è esile. Quando la cugina non riesce a mettersi in contatto con lei, avverte i genitori di Sarah, che pensano subito al rapimento. Lei non se ne sarebbe mai andata via, dicono. Il tratto di strada che si pensa la ragazza abbia percorso a quell’ora del pomeriggio è deserto. Nessuno dei vicini ha visto o sentito nulla. Cominciano le ricerche.



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Nelle settimane seguenti la sparizione di Sarah sembrava aver preso piede l’ipotesi dell’allontanamento volontario, giudicando dai messaggi che la ragazza aveva lasciato dietro di sé. Tutti indicavano la voglia di andarsene da Avetrana. Adesso però l’ipotesi sembra ribaltarsi in seguito agli ultimi sviluppi del caso. Dalle indagini fatte, soprattutto sui social network che Sarah frequentava, si pensa che abbia conosciuto qualcuno, di cui si sia fidata, e che l’incontro abbia potuto avere brutte conseguenze. Lo ha detto anche il generale Luciano Garofano, ex comandante del Ris, che si appresta ad affiancare gli investigatori: “La mia sensazione è che Sara potrebbe essersi fatta convincere da qualcuno più grande di lei, magari conosciuto sul web. È lì che bisogna cercare ed è lì che concentreremo i nostri sforzi senza tralasciare tutte le altre piste di cui, allo stato delle cose, nessuna può essere accantonata”. Per il generale Garofalo, poi, c’è un fatto che non va sottovalutato: “In un paesino così piccolo dove tutti si conoscono, non è possibile scomparire senza che nessuno veda o senta niente”. Qualcuno, aggiunge, sa ma non vuole parlare.



 

 

Alla trasmissione Chi l’ha visto?, poi, che nell’ultima settimana si è occupata del caso due volte, si è parlato di un misterioso pacco giunto a casa Scazzi, indirizzato alla madre, di cui al momento si ignora chi l’abbia spedito. Conteneva un quaderno con degli appunti di cui non si conosce la fonte né l’autore. Chi l’ha spedito? E perché? Un segnale per far capire che la ragazza è ancora viva? O un macabro avvertimento, una sorta di restituzione degli ultimi beni di una persona ormai scomparsa per sempre? Le telecamere della trasmissione si trovavano proprio a casa Scazzi. Si tratta di una busta proveniente da Venezia. La signora Scazzi non conosce nessuno là. Il pacco viene aperto, ci sono dentro dei quaderni con appunti scritti a mano di cui in quel momento non si capisce il contenuto, anche se si parla di Michelangelo, “fratello di Sarah”. La mamma di Sarah pensa li possa aver inviato un medium, personaggi con i quali ha già avuto a che fare, per farle avere qualche tipo di messaggio. Il contenuto viene sequestrato dalla polizia e sottoposto a indagini.



 

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«SCAPPERO’ DA QUESTO POSTO» – Intanto l’ex comandante del Ris Luciano Garofano, sarà ad Avetrana mercoledì prossimo, il 29 settembre, per iniziare a gettare luce sul mistero di come si possa sparire nel nulla in una circostanza apparentemente indecifrabile, quei 400 metri di strada allo scoperto capaci di inghiottire una ragazza tranquilla di 15 anni.

Non sarà facile il compito di Garofano, consulente della famiglia Scazzi, chiamato a ricomporre un mosaico di indizi contrastanti. Allo stato infatti c’è la pista del rapimento operato con la forza, senza per questo escludere la possibilità che la stessa ragazza, che come moltissimi suoi coetanei intratteneva amicizie virtuali sui social network, possa aver facilitato le cose ai rapitori fidandosi della persona sbagliata: un’eventualità che non può in alcun modo essere messa da parte e che per questo gli investigatori stanno ricostruendo.

Ma c’è anche il profilo psicologico di Sarah a complicare le cose: quello cioè di una persona da un lato riservata e incline a crisi di fiducia in se stessa, dall’altro lucida e razionale, determinata – e lo attestano non pochi elementi, a cominciare dalla spunta dei giorni sul calendario e dalla cura della propria immagine sui volantini di segnalazione che avrebbero seguito un’eventuale “scomparsa” – a conseguire un piano preordinato. L’ormai nota frase di Sarah «scapperò da questo posto», confidata agli amici, insieme alla volontà di far fortuna e diventare famosa, è un elemento importante e che proprio per questo apre uno scenario diverso da quello del rapimento, senza però del tutto escluderlo.

 

Ecco dunque girare la giostra dei sospetti, le domande incalzanti alle quali si cerca di dare una risposta. Che riguardano la badante romena che si occupava del nonno di Sarah, morto pochi giorni fa; o la stessa cugina Sabrina, o perfino il padre di Sarah, che è stato visto parlare da Concetta, la madre di Sarah, con un uomo di Avetrana che tutti conoscono per essere a zonzo a fare continuamente l’autostop.

In attesa di informazioni certe, tutte le strade sono teoricamente percorribili. Anche quella dei sogni. Ieri infatti tre cittadini di Avetrana, due donne e un uomo, hanno fatto pervenire agli inquirenti ognuno un proprio identikit di un possibile rapitore, la cui fisionomia i tre avrebbero visto in un sogno ricorrente. Non è una prova naturalmente e come tale è trattata dagli investigatori, che hanno però preso atto della singolare “segnalazione”. Gli elementi comuni sono un rapimento eseguito con la forza da parte di due uomini che avrebbero caricato Sarah su un’auto, mentre le differenze stanno nel fatto che gli identikit forniti dai tre non si somigliano. Attualmente il foglio è presente nel fascicolo dell’indagine.

Intanto non mancano i gesti di solidarietà. La squadra locale di Locorotondo – che milita nel torneo dell’Eccellenza – ha fatto mettere sulle maglie dei giocatori una stampa con l’immagine della ragazza. «Sarah a casa» è scritto. Giuseppe Palmisano, presidente della società, ha consegnato personalmente la maglia nelle mani dei genitori di Sarah.