Maroni replica a Tettamanzi. Il cardinale di Milano aveva chiesto al ministro degli interni di darsi da fare affinché venisse aperta al più presto una moschea nel capoluogo della Lombardia. Responsi estremamente positivi da parte della comunità islamica milanese alla richiesta dell’alto prelato. La replica del ministro Maroni: “Sono il ministro dell’Interno, non un costruttore di moschee”.
Maroni ha spiegato: “Siamo intervenuti sulla cosiddetta moschea di viale Jenner solo perché c’era un problema di ordine pubblico”. Ha poi detto di prendere atto delle richieste del cardinale. Altri colleghi di partito invece sono stati più espliciti. E’ il caso del presidente del consiglio lombardo, il leghista Davide Boni: “I milanesi che quotidianamente vivono a contatto con la comunità musulmana la pensano in maniera diversa: prima di parlare di nuovi luoghi di culto ci deve essere la certezza che i musulmani vogliano davvero integrarsi, rispettando il nostro Paese”, ha detto, riferendosi alla richiesta di Tettamanzi.
Maroni poi intende perseguire una politica diretta a proposito degli immigrati. Chiederà infatti "alla Commissione europea di avere la possibilità di espellere i cittadini comunitari che non possono stare in base alla direttiva comunitaria”. Risponde all’alto porporato anche il parlamentare europeo e consigliere comunale Matteo Salvini: "La moschea non è una priorità per Milano né possiamo cedere spazi a chi usa la religione per imporre un modo di vivere arretrato di secoli".
Di parere opposto il vicepresidente del Consiglio provinciale Filippo Penati che critica i favori concessi a Gheddafi e poi dice che il sindaco Moratti “continua a ignorare un diritto inalienabile di chi vive e lavora a Milano e professa fede musulmana, il diritto alla preghiera. E questo non è accettabile".
Dal canto suo, Abdel Hamid Shaari, presidente del contestato istituto di viale Jenner sottolinea che "il Cardinale Dionigi Tettamanzi è l’unica coscienza morale ed etica rimasta a Milano”.