La signora Aly Hamada Mekhemar ambasciatrice d’Egitto presso la Santa Sede, è stata richiamata in patria per consultazioni. Lo ha annunciato la tv satellitare «al-Arabiya».

Il clero sunnita di al Azhar e anche le autorità egiziane nei giorni scorsi avevano espresso disappunto per le dichiarazioni e gli appelli di Benedetto XVI sulla situazione dei cristiani coopti in Egitto dopo i recenti attacchi terroristici. Nei particolari, il ministro degli Esteri Ahmed Abul Gheit aveva inviato una lettera al suo omologo vaticano nella quale «ha smentito parecchi punti tra le dichiarazioni emesse dal Vaticano». «Questi punti – ha continuato il portavoce del ministro, Zaki – riguardano la posizione dei copti in Egitto e la relazione fra musulmani e copti. Abul Gheit ha respinto tutti i tentativi di fare propaganda su quello che viene chiamata la protezione dei cristiani in Medio Oriente, partendo dal crimine di Alessandria».



Secondo Zaki, nella sua lettera il ministro si esprimeva sulla «preoccupazione dell’Egitto di evitare l’escalation dello scontro e delle tensioni per motivazioni religiose». Il ministro ha anche parlato della volontà dell’Egitto di puntare al dialogo, incitando «i responsabili del Vaticano ad evitare di evocare gli affari interni egiziani nelle loro dichiarazioni e nei loro contatti con certi paesi europei».



L’imam di Al Azhar, Ahmed al-Tayyeb si è invece espresso riguardo alle parole del Papa al Corpo diplomatico presso il Vaticano, nelle quali chiedeva di sostenere la situazione dei cristiani perseguitati in vari paesi: Ogni paese ha il diritto di approvare leggi a protezione della sua sicurezza nazionale e sociale», ha affermato l’imam. «Col dovuto rispetto per le dichiarazioni di Benedetto XVI, affermiamo che la protezione dei cristiani è un affare interno garantito dallo Stato perché sono cittadini che hanno diritti come tutti gli altri concittadini».