Si chiede perché “proprio io”, Suor Marie, la religiosa la cui guarigione è alla base della proclamazione a beato di Papa Giovanni Paolo II. “Ci sono persone più malate di me” dice. I medici, due mesi dopo la morte di Giovanni Paolo, vedendola così guarita, sospettarono che avesse raddoppiato di sua iniziativa la dose di medicinali.
Suor Marie Simon-Pierre aveva il morbo di Parkinson, le era stato diagnosticato nel 2001. Lei stessa racconta che “dal 2 aprile 2005 ho iniziato a peggiorare di settimana in settimana, deperivo di giorno in giorno, non riuscivo più a scrivere. Dopo la diagnosi, mi era difficile vedere Giovanni Paolo II in televisione. Mi sentivo, però, molto vicina a lui nella preghiera e sapevo che poteva capire quello che vivevo. a sera del 2 aprile 2005 si è riunita tutta la comunità per partecipare alla veglia di preghiera in piazza San Pietro, in diretta sulla televisione francese della diocesi di Parigi (KTO)… all’annuncio del decesso di Giovanni Paolo II mi è caduto il mondo addosso, avevo perso l’amico che mi capiva e mi dava la forza di tirare avanti. In quei giorni avvertivo la sensazione di un grande vuoto, ma avevo anche la certezza della Sua presenza viva. Il 13 maggio, ricorrenza della Nostra Signora di Fatima, Papa Benedetto XVI dà l’annuncio ufficiale della speciale dispensa per l’avvio della Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Giovanni Paolo II. A partire dal 14 maggio le consorelle di tutte le comunità francesi e africane chiedono l’intercessione di Giovanni Paolo II per la mia guarigione. Pregano incessantemente, senza stancarsi, fino alla notizia dell’avvenuta guarigione”.
Racconta ancora la suora: "Poi, la superiora mi tende una stilografica e mi chiede di scrivere «Giovanni Paolo II»: sono le ore 17.00. A stento scrivo «Giovanni Paolo II». Davanti alla calligrafia illeggibile rimaniamo a lungo in silenzio. Erano passati esattamente due mesi dal ritorno di Giovanni Paolo II alla Casa del Padre… Mi sono svegliata alle 4.30 sorpresa di aver dormito e ho sentito che qualcosa era cambiato, che il mio corpo non era rigido come il solito e che riuscivo a muovermi”.