Ancora nessuna traccia dei malviventi che hanno trafugato la salma di Mike Bongiorno dal cimitero di Dagnente, frazione di Arona in provincia di Novara. Ma dall’inchiesta iniziano a emergere nuovi elementi sulla vicenda.
NESSUNA IMPRONTA – Il procuratore capo di Verbania, Giulia Perrotti, ha fatto sapere che se non ci saranno colpi di fortuna, si attende che le indagini siano «lunghe e complesse». I malviventi non sono infatti dei dilettanti allo sbaraglio come quelli che dieci anni fa portarono via la bara di Enrico Cuccia dal camposanto di Meina, sempre nel Novarese, chiedendo subito un lauto riscatto. La Perrotti al contrario ritiene che chi ha colpito a Dagnente sia un professionista, in quanto ha fatto «un lavoro pulito». Come scrive il Corriere della Sera, il loro intervento è stato accurato, rapido, senza lasciare impronte digitali, con un notevole vantaggio temporale sul momento della scoperta.
LA SVISTA DEL CELLULARE – Ma una svista potrebbe costare molto cara alla «banda dei cimiteri». Avrebbero infatti agito portandosi con sé il telefonino, lasciando quindi delle tracce sulle celle da cui sarebbe possibile risalire alla loro identità. Sempre ovviamente che non si tratti di un cellulare rubato o intestato a una persona fittizia. Fatto sta che gli investigatori stanno cercando di risalire ai malviventi proprio a partire da queste «tracce elettroniche». I pm si stanno avvalendo inoltre di diverse intercettazioni telefoniche, oltre che dei filmati delle telecamere pubbliche e private lungo tutte le vie di fuga dalla frazione di Arona e sulle autostrade. I magistrati hanno già confrontato le immagini con le tracce di pneumatici impresse sullo spiazzo sterrato sotto il camposanto. L’obiettivo è riuscire a scoprire chi, nella notte tra il 24 e il 25 gennaio, quando è stata trafugata la salma di Mike Bongiorno, fosse in giro nella zona di Dagnente e come si è spostato.
IL LAVORO DEI RIS – A un certo punto era circolata la voce che fosse stato identificato il veicolo usato per la fuga, un furgone filmato nel Comune novarese e poi sull’A4, ma la notizia è stata smentita. Secondo altre indiscrezioni si starebbe invece cercando un’auto bianca implicata nella vicenda. I carabinieri stanno ascoltando il maggior numero di persone possibile, mentre nel frattempo la polizia compie diversi altri accertamenti. Il lavoro dei Ris è stato ultimato, ma le risposte arriveranno nei prossimi giorni. La polizia scientifica infatti ha spruzzato dei reagenti all’interno del loculo in cui si trovava la bara di Mike Bongiorno, con l’obiettivo di rivelare l’eventuale presenza di impronte o tracce di altro tipo. Intanto la famiglia del conduttore fa sapere che si esprimerà sulla vicenda soltanto quando il caso sarà stato risolto. Nicolò, il secondogenito di Mike, è stato l’ultimo dei Bongiorno a fare ritorno a Milano. E a sorvegliare la villa in riva al lago sono rimasti soltanto i carabinieri.
LA PISTA MILANESE – Sul caso nel frattempo sta indagando anche la Squadra mobile di Milano, che è entrata in azione passando da capo a fondo alcuni capannoni nella zona della Tangenziale Ovest. Mentre i carabinieri sono ritornati nello spiazzo erboso sotto il cimitero di Dagnente, dove i malviventi avrebbero lasciato il veicolo mentre si davano da fare per portare via il feretro. Come scrive Il Giorno, gli uomini dell’Arma hanno raccolto dal terreno dei calcinacci e dei pezzetti di metallo che si trovavano sotto a un muro che circonda il camposanto, entrando inoltre nella baracca di legno di un piccolo orto. Aggiungendo così altri possibili reperti a quelli rinvenuti dentro al cimitero. Intervistato da Il Giorno, don Mauro Pozzi, parroco della frazione di Arona, osserva che «nessuno si è fatto sentire. I familiari restano in attesa, angosciosa, che i rapitori si mettano in contatto. Anche oggi ho sentito Nicolò e mi ha detto che purtroppo non ci sono novità. Restano in angosciosa attesa».
IL MISTERO DELLE TELECAMERE – Tra i tanti misteri da risolvere, quello sulle schede magnetiche collegate alle due telecamere di sorveglianza all’entrata del cimitero. I malviventi, dopo avere forzato la porta d’ingresso e la scatola che le proteggeva, ne hanno portato via soltanto una, quella collegata all’obiettivo di destra. Eppure, la banda sarebbe entrata dal retro. Non si capisce quindi perché abbia preso quella precauzione, mandando in tilt la videosorveglianza sul davanti del camposanto, ma chissà per quale motivo soltanto a metà. Quello che è certo è che i trafugatori non sono stati immortalati dalla telecamera di sinistra, l’unica rimasta funzionante. A confermarlo è il pm Perrotti: «Non ci sono fotogrammi ripresi al cimitero e neppure dalle telecamere di sorveglianza installate in ville di Dagnente».
I SOSPETTI SU UN COMMERCIANTE – I carabinieri hanno risolto nel frattempo un piccolo giallo, quello cioè relativo a un uomo proveniente da fuori del paese e visto più volte in zona nei giorni precedenti la scomparsa della salma. I militari hanno verificato che si tratta di un piccolo commerciante interessato ad acquistare un ristorante vicino al cimitero. Giuseppe Buscaglia, il pensionato che martedì aveva dato per primo l’allarme, ha rivelato a Cronacaqui: «Siamo convinti che non sia stata gente della frazione. Ma sapevano tutto, che le telecamere erano rotte e da dove entrare. Qualcuno di qui ha la lingua troppo lunga e magari si è fatto sfuggire qualche parola di troppo».
(Pietro Vernizzi)