Per presentare il santo di oggi lasciamo la parola a uno scrittore che l’ha molto amato, anche sotto il profilo del contributo lasciato da san Tommaso d’Aquino nel campo della conoscenza. Si tratta di G.K. Chesterton, che ne ha scritto una breve e succosa biografia.:
San Tommaso d’Aquino è stato uno dei grandi liberatori dell’intelletto umano. I settari del XVII e XVIII secolo furono essenzialmente degli oscurantisti, e tramandarono la leggenda oscurantista che lo Scolastico fosse un oscurantista. Essa era già logora nel XIX secolo; nel XX sarà inammissibile. Ciò non ha nulla a che fare con la verità della loro o della sua teologia, ma solo con la verità di proporzioni storiche, che comincia a riaffiorare là dove le dispute cominciano a languire. Semplicemente, come uno di quei fatti che hanno grande rilievo nella storia, va detto che san Tommaso fu un uomo grandissimo, che riconciliò la religione con la ragione, che la ampliò in direzione della scienza sperimentale, che ribadì che i sensi sono le finestre dell’anima e che la ragione ha il diritto divino di nutrirsi di fatti, e che è compito della fede digerire la dura carne della più forte e concreta tra le filosofie pagane. E’ un fatto, paragonabile alla strategia militare di Napoleone, che l’Aquinate combatteva così per tutto ciò che è liberale e illuminato, se lo si confronta coi suoi rivali, o anche coi suoi successori e con quanti lo hanno sostituito.
Tommaso nacque a Roccasecca, nel castello dei conti d’Aquino presso Frosinone nel 1225. A soli cinque anni, fu inviato nella vicina abbazia di Montecassino per ricevere l’educazione religiosa e, nelle intenzioni dei genitori, iniziare una prestigiosa carriera ecclesiastica nell’Ordine benedettino. A quattordici anni si trasferì a Napoli per completare gli studi. Fortemente ostacolato dalla famiglia, nel 1244 fece richiesta di essere ammesso all’Ordine domenicano. Mentre era in viaggio per Parigi, dove i suoi superiori volevano che proseguisse gli studi, fu fatto prigioniero dai suoi stessi familiari per un anno. Tommaso fu irremovibile nel suo proposito e, dopo due brevi soggiorni a Napoli e a Roma, giunse a Colonia per seguire le lezioni di Alberto Magno. Dal 1252 insegnò all’Università di Parigi.
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Nella biografia di Chesterton grande rilievo ha la presentazione semplice e solida del pensiero tomista, nel quadro dinamico delle fervide dispute teologiche del tempo. Campeggia su di esse la figura imponente di un gigante della storia della filosofia, che riconduce Aristotele a Cristo e pone il realismo antico sotto il segno dell’Incarnazione. Tanto grande nel fisico e nel pensiero, san Tommaso rimane umile e riservato per tutta la vita, non tentato dalla gloria del mondo, assorto nella ricerca della verità. Sono pochi gli episodi salienti di una vita pacata e insieme battagliera. A Parigi gli è chiesta una relazione sull’Eucaristia; egli prega, lavora, poi getta il suo scritto ai piedi della croce, come in attesa di un giudizio. Gesù gli dice: “Tommaso, dicesti bene a proposito del Sacramento del mio corpo”. Tornato in Italia , al Crocifisso della chiesa di san Domenico a Napoli, che gli chiede che cosa desideri in cambio di tutto il lavoro svolto in difesa della fede, Tommaso risponde: “Voglio te”. Morì nel convento di Fossanova nel 1274 ed è sepolto presso i Domenicani di Tolosa.
Questo è l’uomo che i compagni di studi chiamavano bue muto, e che invece, secondo la previsione del suo maestro Alberto Magno, fa sentire nei secoli la forza del suo muggito e che scrive da poeta l’ufficio del Corpus Domini. Questo lo studioso santo, la cui ultima confessione fu, secondo le parole di chi la ricevette, simile a quella di un bambino di cinque anni.