La risposta alle accuse di Silvio Berlusconi stavolta non è stata implicita. Il procuratore capo di Torino Giancarlo Caselli ha attaccato direttamente il premier per i suoi sfoghi contro la magistratura: «La misura è colma – ha detto il pm –. Nessun leader democratico al mondo, ancorché inquisito, ha mai osato parlare di complotto giudiziario ordito ai suoi danni da magistrati indicati come avversari politici».
Caselli ha parlato all’inaugurazione dell’anno giudiziario a Torino, sostenendo che la situazione è a «un livello di guardia» per le istituzioni democratiche. «Ad essere colma, ha spiegato il procuratore, non è «la misura della nostra pazienza (l’impopolarità dei magistrati nelle stanze del potere è fisiologica e talora necessaria per una giurisdizione indipendente: la provarono in vita anche Falcone e Borsellino). Vicina al livello di guardia è la misura della compatibilità con le regole di convivenza istituzionale proprie di un sistema democratico».
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Il premier, ricorda Caselli, ha sostenuto in un videomessaggio a reti unificate che i Pm devono essere ‘puniti’, mentre si preannunciano manifestazioni di piazza contro i ‘giudici politicizzati’ per il 13 febbraio. Come fosse ossessionato dai suoi problemi giudiziari, il presidente Berlusconi ha moltiplicato gli interventi volti a indurre nei più l’immagine della giustizia come campo di battaglia di interessi contrapposti, anziché luogo di tutela di diritti in base a regole prestabiliti, contribuendo così alla devastazione di tale immagine».
La critica ai comportamenti del premier è stata lunga e articolata: «La tecnica della ripetizione assillante – ha detto il procuratore riferendosi alle ultime dichiarazioni di Berlusconi – che trasforma in verità anche falsi grossolani continua a essere applicata in modo implacabile. Chi parla a vanvera di ‘partito dei giudici’ voglia prendere atto che un partito dei giudici esiste davvero, ma nell’accezione dello storico Salvatore Lupo, secondo cui è "attraverso l’impegno di alcuni e il martirio di altri che l’idea del partito dei giudici prende forma. Nasce dalla sorpresa che in un’Italia senza senso della patria e dello Stato, ci siano funzionari disposti a morire per il loro dovere, per questa patria e per questo Stato. Ad ogni funerale, a ogni commemorazione, prende forma l’idea di per sé contraddittoria dei magistrati come rivoluzionari, in quanto portatori di legalità"».
«Definire cospiratori coloro che sono semplicemente portatori di legalità – ha proseguito Caselli – non è soltanto offensivo. È soprattutto profondamente ingiusto». Caselli ha insistito poi sul paragone con l’estero: «Nessun leader democratico al mondo ha mai osato sostenere che ‘per fare il lavoro di magistrati bisogna essere malati di mente’ e che che per farlo bisogna essere ‘antropologicamente diversi dal resto della razza umana’», a differenza di Berlusconi.
«Le reazioni dei personaggi pubblici inquisiti, all’estero, sono le più svariate, ma sempre contenute in un ambito di accettazione e rispetto della giurisdizione», ha concluso il procuratore tra gli applausi. «Solo in Italia si lanciano contro la magistratura, senza prove, grottesche accuse di macchinazione o persecuzione, qiando si deve leggere, piuttosto, insofferenza per il controllo di legalità e per la rigorosa applicazione. Del principio di obbligatorietà dell’azione penale. Nessun leader democatico al mondo, coinvolto in vicende giudiziarie si è mai sognato di difendersi "dal" anziché "nel" processo penale».