Oggi 7 gennaio la Chiesa nella commemorazione liturgica ricorda San Raimondo di Peñafort. Spagnolo, nacque a Santa Mrgherita i els Monjos nel 1175 e morì a Barcellona nel 1275.

Apparteneva all’Ordine dei Frati Predicatori. Viene proclamato santo nel 1601 da Papa Clemente VIII. Raimond si trasferì a vivere a Bologna, dove insegnava diritto all’università. Nel 1218 il vescovo di Barcellona Berengario di Palali, in Italia per un pellegrinaggio a Roma e in cerca di un frate predicatore per la sua diocesi, si sentì consigliare proprio Raimondo – che non era ancora frate – le cui doti come predicatore erano molto apprezzate a Bologna. Berengario lo incontrò e gli chiese di insegnare nel seminario della fondazione per l’educazione del clero che aveva in mente di aprire. Raimondo accettò e tornò nella natia Spagna, a Barcellona, dove venne nominato canonico della cattedrale.



Il venerdì santo del 1222, dopo aver sentito la chiamata della vocazione, Raimondo diventava frate dominicano. Insieme a Pietro Nolasco fonda l’Ordine dei Mercedari il cui scopo è la liberazione e il riscatto degli schiavi. Raimondo scrisse poi la Summa de Casibus Poenitentiae, un trattato dedicato ai casi di coscienza per i confessori, divenne confessore di Papa Gregorio IX che lo nominò suo cappellano e penitenziere.



Raimondo si occupò per conto del pontefice di raccogliere tutte le "Decretali", le decisioni papali, un lavoro che venne promulgato il 5 settembre 1234, con una presentazione alle università di Parigi e Bologna. Nel 1238 fu eletto Maestro Generale del suo Ordine, alla morte di Giordano da Sassonia, venerato come beato dalla Chiesa cattolica.

Raimondo si dedicò con grande forza alla lotta contro l’eresia in Spagna e allo stesso modo si impegnò per la conversione degli infedeli. Fu lui a convincere Tommaso d’Aquino a scrivere un testo apposito per i missionari affinché fossero in grado di sostenere il dialogo con i musulmani,la "Summa contra gentile". Fu molto impegnato nella lotta contro l’eresia in Spagna e gli era molto a cuore la missione per evangelizzare gli "infedeli".



Tanto che spinse Tommaso d’Aquino a comporre un testo per fornire i missionari delle conoscenze intellettuali necessarie a controbattere le obiezioni dei musulmani: "Summa contra gentiles". All’età di 70 anni tornò in Spagna, lasciò ogni incarico ufficiale e si dedicò alla conversione di musulmani ed ebrei.