La Cassazione chiede esplicitamente ai giudici di dare chiarezza e svolta al caso dell’omicidio di Sarah Scazzi. In particolare chiede che si faccia chiarezza una volta per tutte su Sabrina e la madre Cosima Misseri. Mancano indizi, infatti, secondo la Cassazione, mancano prove certe, manca una chiarezza di indagine: Sabrina ha ucciso la cugina con la complicità del padre o della madre? Ma questo è solo uno dei punti che i lunghi mesi di detenzione delle due accusate di omicidio non ha chiarito per nulla. Ci sono ad esempio troppe versioni ancora al vaglio degli inquirenti: possibile non sia ancora stato deciso quale sia quella meritevole di attenzione? Tutto questo proprio quando i magistrati della prima sezione della Corte Suprema hanno depositato ieri le motivazioni con cui il 26 settembre avevano annullato la richiesta di scarcerazione delle due donne. Gravi indizi contro le due donne, dicono le motivazioni. Ma la Cassazioni oggi risponde: questi gravi indizi sono in realtà inesistenti, anzi “insussistenti”. Manca alcuna prova, secondo la Cassazione, relativa ai reati di omicidio volontario e sequestro di persona mentre è valida l’accusa di concorso in soppressione di cadavere. Secondo la Cassazione i giudici stanno inseguendo due piste contemporaneamente: da una parte l’accusa a Sabrina di aver ucciso Sarah con il concorso della madre, e allora se ci sono elementi in proposito occorre riversarli nel procedimento in corso. Altrimenti inserirli in una nuova richiesta, ma è una scelta che va fatta. La Cassazione rimprovera poi al tribunale di Taranto di “aver omesso ogni riferimento a quanto accaduto fra le 14 e le 14.42 del 26 agosto 2010, lasso di tempo fondamentale perché in esso si colloca la consumazione dell’omicidio”. Il luogo dove sarebbe avvenuto l’omicidio poi: per la Suprema Corte si parla sia del garage che dell’abitazione della famiglia Misseri e infine, secondo quanto avrebbe detto un testimone, addirittura nell’automobile di Cosima. La legge, nel caso della moglie di Michele, sarebbe stata applicata in modo erroneo: “Non è stato in alcun modo specificato che tipo di apporto» la donna avrebbe dato all’uccisione della nipote, se materiale o morale”.
I giudici indaganti hanno poi ignorato una richiesta delle due indagate in merito a una consulenza dei Ris sulle celle telefoniche di Avetrana. Ovviamente gli avvocati della difesa festeggiano: “Accogliamo tutto questo con evidente soddisfazione, pur sapendo che il percorso è comunque lungo e complesso”. Adesso sarà presentata un’istanza di revoca della custodia cautelare.