Sabrina Misseri come Amanda Knox. E’ proprio lei, accusata insieme alla madre Cosima di aver ucciso la cuginetta Sarah Scazzi, a paragonarsi alla ragazza americana da poco assolta per non aver commesso l’omicidio di Meredith Kercher: «Mi sento come Amanda, sono in carcere da innocente. Ma quattro anni qui dentro non resisto. – ha detto Sabrina Misseri – La televisione, i giornali, mi hanno fatto illudere anche quando è venuta fuori la sentenza, ma io e mia madre siamo ancora in questa cella. Ora invece vogliamo essere messe in libertà, noi non abbiamo ucciso Sarah». Adesso i suoi avvocati sono pronti a presentare al gup Pompeo Carriere un’istanza di scarcerazione per Sabrina, e sembra che faranno lo stesso anche i legali di Cosima. Coloro che però hanno condotto le indagini si dicono sicuri delle loro scelte e «certi del nostro impianto accusatorio», fanno sapere Franco Sebastio, l’aggiunto Pietro Argentino e il sostituto Mariano Buccoliero. Sono soprattutto i testimoni a fare la differenza in tutta questa storia: primo tra tutti, Antonio Petarra, il vvicino che vide più di una volta Sarah Scazzi il giorno in cui venne uccisa: «È lui che ci conferma che la ragazzina arrivò alle 14 a casa di Sabrina Misseri», spiegano i pm. Ha parlato anche Walter Biscotti, avvocato di Concetta Scazzi, la mamma di Sarah: «Sono convinto – ha detto – che la verità su questo caso verrà fuori dal dibattimento nell’aula del processo, in quanto sappiamo che la bambina è entrata viva ed è uscita morta da quella casa in cui tra l’appartamento e il garage c’erano tre persone». Adesso si attende anche per la decisione della Corte dopo la richiesta degli avvocati di Sabrina Misseri,  Nicola Marseglia e Franco Coppi, di spostare a Potenza il processo, lontano da Taranto, il cui ambiente, secondo i difensori, sarebbe troppo pieno di pregiudizi, che non darebbero la possibilità alla giovane Sabrina di affrontare un processo completamente equo e giusto. Alcuni testimoni infatti secondo la difesa avrebbero subito pressioni e condizionamenti dovuti al clima che si respira.



Se il processo venisse veramente trasferito ad altra sede, sarebbe dicono alcuni commentatori, un caso unico o quasi: i precedenti sarebbero davvero pochissimi nella storia del nostro Paese.

 

 

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