Per otto ore, domani, i treni delle Ferrovie dello Stato non si muoveranno. I sindacati Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti hanno indetto, infatti, una mobilitazione che sarà osservata dalle 9 di mattina alle 17. In queste ore saranno possibili disagi, rallentamenti o soppressioni. Un’ennesima giornata di disagi, quindi, per i tanti pendolari che si ritroveranno a doversi inventare un metodo alternativo ai mezzi su rotaia per spostarsi. «Non possiamo fare altro che scusarci per i danni che arrechiamo agli altri lavoratori. Ma, del resto, non abbiamo altro strumento per far sentire la nostra voce, dato che, ormai il contratto nazionale del settore è scaduto da 3 anni, non da pochi giorni», afferma Alessandro Capitani, segretario generale della Cgil Lazio, interpellato da ilSussidiario.net. Saranno, in ogni caso, garantiti i servizi minimi e le corse delle fasce orarie a maggiore frequentazione pendolare (dalle 6 alle 9 e dalle 18 alle 21). Le ragioni, in ogni caso, secondo il sindacalista, sono gravi al punto tale da giustificare l’agitazione: «Non c’è solamente il contratto nazionale scaduto da tre anni. Oggi, infatti, abbiamo visto cosa è successo a Roma, con il nubifragio. Una paralisi totale del traffico e della circolazione dei mezzi pubblici che in un Paese civile non è accettabile. E solo in parte tali episodi sono attribuibili all’imprevisto. Quanto accaduto, infatti, può essere in gran parte imputato all’incuria: da anni non si lavora sui tombini o sull’incanalazione delle acque; e se non vengono potati gli alberi, è chiaro che questi, poi, cadendo interrompono la metropolitana». Tutto ciò che c’entra con lo sciopero dei treni? «Intendo dire che la situazione, già di per sé, è ingestibile e riguarda il trasporto locale come i treni. Con i trasferimenti alle Regioni e i tagli previsti dalla finanziaria, diventerà ancor più ingestibile. Mancheranno completamente le risorse per effettuare investimenti e interventi di manutenzione alle strutture esistenti». Il contesto, ovviamente, colpisce i lavoratori del settore: «In molti rischiano il posto di lavoro. Si parla addirittura di cassa integrazione, cosa che in questo settore non è mai accaduta. Vanno ricordati, inoltre, i circa 450 lavoratori addetti al servizio notturno: la società della quale fanno parte è senza contratto».
Trenitalia, dal canto suo, secondo Capitani, mantiene un atteggiamento inaccettabile: «L’azienda ha risposto che si tratta di un problema della società di cui fanno parte quei lavoratori. Ci hanno detto che a loro, inoltre, si potrà, eventualmente, applicare un contratto diverso da quello ferroviario. Il che non è ammissibile: se noi sottoscriviamo dei contratti perché vengano applicati ad alcuni settori, poi non possiamo accettare che, in certe occasioni, a discrezione dell’azienda, non vengano applicati».