Fuori del tribunale di Perugia, dove domani è attesa la sentenza sul caso dell’omicidio della ragazza inglese Meredith Kercher, c’è un dispiegamento di media degno della notte degli Oscar. Sono infatti più di quattrocento i giornalisti accreditati da tutto il mondo in attesa del verdetto sul caso Meredith Kercher, con un forte dispiegamento di media americani. I quali, da parte loro, il verdetto lo hanno già emesso: Amanda Knox è innocente, anzi è una eroina e deve tornare subito a casa. La giustizia italiana, secondo gli americani, ha commesso errori e non è stata in grado di portare avanti le indagini in modo corretto. “Si tratta di un nazionalismo, quello dei media americani, del tutto ingiustificato” ha detto a IlSussidiario.net lo scrittore Donato Carrisi. Laureato in giurisprudenza, Carrisi si è poi specializzato in criminologia e scienza del comportamento.
Ci spieghi meglio il comportamento dei media americani.
Amanda Knox non è una persona che merita l’assoluzione, quantomeno l’assoluzione morale. Il loro è un nazionalismo del tutto ingiustificato.
In che senso?
Nel senso che Amanda Knox, durante i dibattimenti, aveva chiamato in causa una persona del tutto innocente, Patrick Lumumba. Amanda aveva detto che Patrick si trovava sul luogo del delitto, accusa dimostratasi del tutto falsa. Si può uccidere una persona in vari modi: lo si può fare con il coltello oppure si può fare con la calunnia.
Io credo che dal punto di vista morale la calunnia possa essere equiparata all’omicidio, soprattutto quando genera la fine della vita di una persona, e quello era il rischio che correva Lumbumba dopo le dichiarazioni di Amanda.
Di tutta questa spasmodica attenzione dei media che si sono schierati in massa in attesa del verdetto cosa ne pensa?
Stiamo assistendo ad aspetti grotteschi: il caso è abbastanza torbido per cui rientra nel gossip della cronaca, ma quanto stiamo vedendo non ha niente a che fare con la giustizia.
Che giudizio si è fatto del modo in cui è stato condotto il processo?
Mi ha stupito molto l’atteggiamento dei periti e anche l’atteggiamento della procura nei confronti dei periti. Io credo che con questa sentenza in un modo o nell’altro venga meno un certo metodo investigativo, sarà la sentenza tombale su un un metodo investigativo che si basa soltanto sulle risultanze di polizia scientifica.
Un metodo fallimentare? Durante il processo sono emerse diverse incongruenze sui reperti, un po’ come in casi analoghi, quello di Sarah Scazzi o Yara Gambirasio.
Penso che ritenere i Ris la panacea e la soluzione di tutto come se la soluzione passasse solo dalla prova del dna e basta, sia un modo fallimentare. Non è così: è chiaro che ci sono dei limiti in quel modo di svolgere una indagine. Quel tipo di indagine deve essere ancorato magari con i metodi del passato.
Ci spieghi meglio.
Io credo che in Italia manchi qualcosa che superi le competenze territoriali di polizia e carabinieri e anche della stessa magistratura. Ci vorrebbe un nucleo speciale che si occupi nella fattispecie di questo tipo di crimini. Faccio un esempio: nel caso di Avetrana hanno indagato i carabinieri del luogo, persone che hanno sempre avuto a che fare con crimini diversi tipo il furto di bestiame o il ladro d’auto.
Il crimine di Sarah Scazzi era del tutto nuovo e loro erano impreparati. Mi sembra evidente anche nel caso di Yara o nel caso di Garlasco. E’ necessario creare un nucleo con una competenza maggiore.
Quale è il suo verdetto sul caso Meredith e quale crede sarà quello dei giudici?
Non ho letto tutti gli atti e in tal senso non mi esprimo. Posso dire che nei confronti di Amanda c’è un fortissimo giudizio morale negativo per il fatto della chiamata in causa di una persona innocente, per l’accusa specifica rivolta a lui tra l’altro facendo leva sul fatto che fosse di colore. Una accusa molto forte tenendo conto di come la società italiana dal punto di vista razziale non sia ancora molto matura.
Tale accusa poteva attecchire. Per Raffaele Sollecito dò una valutazione da quanto letto nei giornali e credo si tratti di un processo fortemente indiziario, dove non ci siano prove concrete. Il rischio è creare un precedente che potrà riguardare ognuno di noi in futuro.
E il verdetto dei giudici?
Sono assolutamente incerto. I giudici si trovano davanti a una responsabilità ben maggiore di quella di dare un giudizio su una morte incomprensibile. Credo abbiano la responsabilità di difendere l’operato della magistratura italiana nei confronti dell’opinione pubblica di un altro Paese. Non mi lasci dire altro. Portarlo su questo piano non è convenuto a nessuno: agli imputati e neanche gli americani.
Mettere la questione su un piano puramente di principio è stato un brutto errore. Non dimentichiamoci che c’è una vittima e questo pare che gli americani se lo siano dimenticati.