E’ stato implicato anche lui, il bel George Clooney, nel processo Ruby, quello del bunga bunga. In qualità di testimone. Adesso in una intervista rilasciata al “Time”, l’attore americano ex fidanzato di Elisabetta Canalis, racconta i retroscena che hanno dato adito alla sua convocazione in tribunale. Niente bunga bunga, ma solo barzellette e una “serata tra le più sorprendenti della mia vita”. Per chi pensava saltasse fuori qualche altarino, niente di che. Ed è anche chiaro perché Silvio Berlusconi lo abbia convocato a testimoniare in sua difesa, appunto per smascherare le voci di festini nella sua residenza. George Clooney, ha spiegato, si trovava a Villa Grazioli residenza romana del capo del Governo in qualità di “messaggero Onu”, carica che copre da qualche tempo. Era il 5 settembre del 2008 e Clooney era stato invitato a cena per parlare del suo lavoro e della sua missione nel Darfur, quella parte di Sudan insanguinata da una lunga guerra civile. “Non un Bunga Bunga party, come quello raccontato nelle pagine dei giornali di tutto il mondo” ha detto al Time. A proposito del processo, Clooney ha detto che ha detto lche avrebbe detto loro che “sarei venuto a testimoniare se avessero voluto, perché non ero alla festa dove si dice sarei stato. Non ero al suo ‘bunga bunga’”. Invece quella sera ci fu una “interessante discussione” sui problemi africani e poi una volta terminate le chiacchiere ufficiali, Berlusconi ha dato vita a quella che è una delle sue attività preferite in assoluto, raccontare cioè barzellette. La serata si è svolta, ha detto ancora, con “personaggi veramente sorprendenti”. Berlusconi poi gli avrebbe fatto vedere il famoso letto regalatogli da Putin. Peccato, ha detto George Clooney, che non si è potuto fermare a lungo: doveva proprio andare via. Insomma, una tranquilla serata di barzellette… Di quella serata ha fatto il giro del mondo una foto, in cui si vede Clooney insieme a Berlusconi e in mezzo la famosa “ape regina”, Sabina Began, coinvolta nell’inchiesta della procura di Bari sulle escort. Insomma, tanto rumore per nulla?