Nove anni di studi, ricerche e attesa: parte finalmente la sperimentazione clinica di staminali adulte su pazienti affetti da sclerosi laterale amiotrofica. Dietro a questo importante progetto, il direttore scientifico della casa Sollievo della Sofferenza di san Pio di san Giovanni Rotondo, Angelo Vescovi. L’annuncio è arrivato in concomitanza con la conferenza sulle staminali adulte che si è svolta in Vaticano. A questo proposito, Benedetto XVI ha voluto ribadire il no all’uso delle staminali da embrioni: “La distruzione anche di una sola vita umana non può mai giustificarsi in termini di beneficio che può plausibilmente portare a un’altra”. Il Pontefice, dunque, offre tutto il suo incoraggiamento a quanti si impegnano nella ricerca sulle cellule staminali adulte: “Essa apre le possibilità per curare malattie croniche degenerative riparando il tessuto danneggiato e ripristinando la sua capacità di rigenerazione”. La Chiesa, ha affermato Benedetto XVI, “offre il suo incoraggiamento a quanti sono impegnati nel condurre e sostenere la ricerca di questo tipo, sempre con la condizione che essa sia portata avanti col dovuto riguardo per il bene integrale della persona umana e il bene comune della società”. Nessun problema etico, ha aggiunto, “quando le cellule staminali sono prese dai tessuti di un organismo adulto, dal sangue del cordone ombelicale al momento della nascita, o dai feti che sono morti per cause naturali”.
IlSussidiario.net ha parlato con il professor Angelo Vescovi, il quale, a proposito delle parole del Papa, ha detto di essere «non d’accordo: sono stradaccordissimo». Secondo Vescovi, che si dichiara agnostico, «il messaggio del Papa è di una logica straordinaria. La scienza che pensa di produrre la vita umana al fine stesso di distruggerla per creare delle cellule è una scienza che si dichiara sconfitta. Una scienza che crea vita per distruggerla con lo scopo di aiutare la vita è una ha fallito la sua concezione: è una tecnologia applicata, ma non al servizio dell’uomo».
Professor Vescovi, la sperimentazione parte dai laboratori di Terni: ci spieghi per quale motivo e cosa vuol dire che al momento il protocollo relativo alla sperimentazione non prevede di spedirle in altri ospedali.
Il protocollo in realtà fa sua una normativa molto stringente, come è giusto che sia in tali casi così delicati. Nel momento del loro trasporto le cellule, che sono un farmaco, rischiano di essere alterate se non si rispetta al massimo la catena del farmaco stesso. Nel caso di queste cellule siamo davanti a una situazione ancora più sensibile. La procedura del trasporto delle cellule deve essere rispettato con una sorta di bollino blu, se possiamo usare questo termine. Inoltre, quando si arriva nell’ospedale dove le cellule andrebbero trapiantate, bisogna che le cellule trovino lo stesso identico ambiente del laboratorio dove sono state estratte.
Un controllo dunque rigido e severo.
Certo. Ecco perché al momento la sperimentazione si fa a Terni. Poi in un futuro credo ragionevolmente breve si farà anche altrove, si potranno trasportare cellule dove si vuole. Al momento però stando alle vigenti normative che, lo ripeto, trovo sostanzialmente giuste, siamo davanti a un cosiddetto “collo di bottiglia”. I laboratori dove si sperimenta sono tutti al centro-nord dell’Italia, ecco perché stiamo cercando di aprirne uno anche al Sud.
Come mai si sperimenta solo sulle cellule cerebrali?
Per un motivo molto semplice: stiamo cercando di intervenire su problematiche che prevedono danni all’interno del tessuto nervoso ed è chiaro che ci vogliono cellule appartenenti a quel tessuto, è la cosa più razionale da fare. Peraltro si tratta di cellule staminali somatiche che quindi rifuggono alle problematiche delle cellule staminali embrionali. Ci si è rivolti al cervello perché qualunque risultato avrà questo trial varrà per il trapianto di queste cellule in tutti gli altri casi di malattie neurogenerative come il Parkinson, l’ischemia multipla, l’Alzehimer.
Come procede invece la sperimentazione all’estero?
È un grande mosaico. C’è da comprendere che nella ricerca si va avanti con quello che si ha. La cosa razionale sarebbe, una volta che la comunità scientifica identifica (ma questo è molto difficile) qual è il substrato cellulare migliore, usarlo per le sperimentazioni.
Invece?
Il problema è che queste sperimentazioni sono molto difficili, alcuni (e non sto parlando di competizione fra ricercatori) non sono in grado di farle e provano con altre cellule. Anche in Italia stiamo cercando di fare qualcosa in questo senso per la sclerosi multipla, utilizzando per il trapianto cellule del midollo osseo. Personalmente, però, stigmatizzo quanti sperimentano utilizzando staminali embrionali, che comportano anche margini di rischio per il fatto che sono portatrici di tumori.
E perché allora si procede con queste sperimentazioni?
C’è da dire che i permessi per dare via a queste sperimentazioni sono cominciati non quando sono state storicizzate le sperimentazioni con le staminali cerebrali, ma da quando si è cominciato a fare uso delle cellule adulte riprogrammate.
Che avrebbero le stesse proprietà delle staminali embrionali, giusto?
Di fatto la tecnica sulle cellule staminali embrionali è una tecnica che sta purtroppo troppo velocemente per essere sorpassata dall’uso di cellule riprogrammate per cui ci sono laboratori che da quarant’anni lavorano su quello con fior di brevetti, intere nazioni che hanno investito su queste ricerche. Quindi o riescono a tirarne fuori un prodotto, oppure rimangono “intrappolate”.
Il Papa è intervenuto sul caso, ribadendo il suo no alla sperimentazione con cellule staminali da embrioni.
Condivido quel che ha detto nel modo più assoluto. La realtà è che dietro la spinta a procedere sulle cellule staminali embrionali c’è una spinta di carattere economico. Si sono spesi 40 milioni di dollari per anni senza produrre nulla, con una sperimentazione che è anche rischiosa nei confronti del paziente per il modo in cui viene condotta. Ma soprattutto non si possono fare affermazioni per giustificare tali sperimentazioni dicendo che essa è l’unica possibile. La logica del Papa, e lo dice uno che è agnostico e ribadisce il suo essere agnostico, è straordinaria. La scienza che pensa di produrre la vita umana al fine stesso di distruggerla per creare delle cellule è una scienza che si dichiara sconfitta. Una scienza che crea vita per distruggerla con lo scopo di aiutare la vita ha fallito la sua concezione: è una tecnologia applicata, ma non al servizio dell’uomo.