Nella lettera aperta in cui i gruppi studenteschi che stanno manifestando a Roma e in altre città contro il governo Monti (ma non si sa bene perché, visto che non ha precisato il suo programma) viene rilanciato un uso della parola “responsabilità” che fa pensare. I manifestanti dicono che mentre da ogni parte si invoca la “responsabilità” (da NapolItano in giù) loro vogliono intendere questa parola come un invito a “non rinunciare”. Naturalmente loro declinano la “non rinuncia” rispetto a una serie di obiettivi politici: la difesa della scuola statale, l’accusa alla finanza, la ricusa di ogni limitazione a manifestare e il collegamento con i movimenti di protesta mondiali tipo Occupy Wall Street. E’ il primo atto di una scena che in Italia ci perseguiterà in questi mesi. La sinistra più estrema e protestataria manda in piazza i ragazzi (poi verranno i lavoratori) contro le decisioni di un governo che ha l’appoggio della sinistra. Così mentre nel palazzo conteranno le decisioni prese da certe lobby al riparo da occhi indiscreti, sulla scena andrà il perenne scontro tra la sinistra più pura e quella “venduta” al capitale. Niente di nuovo. In effetti niente di veramente nuovo può venire da un governo tecnico. A meno che non diventi politico. Ma la politica dovrebbe partire dal basso, dal farsi di consensi democratici, non dalla nomina di Consigli dei ministri graditi ai poteri più forti (evidentemente più forti di Silvio Berlusconi). Ma sarebbe bello se quel “non rinunciamo” fosse applicato a uno spettro più ampio della vita, meno angustiato da grettezze ideologiche e da vecchi arnesi del pensiero. Sarebbe bello se la responsabilità fosse la non rinuncia a pensare, a giudicare le cose e i fatti senza pregiudizi, ma con una autentica passione per il bene del Paese. Si vedrebbe ad esempio che l’Italia è malata di statalismo, compreso nella scuola e nella università, e che accanto alla limitazione della finanza occorre una limitazione del potere d’interdizione di altri poteri inattaccabili, quali i sindacati. Ma soprattutto, sarebbe bello pensare che la responsabilità non coincide con la rinuncia alla letizia.
Voi, manifestanti, non volete rinunciare alle stesse idee che avevate ieri e l’altro ieri, e che avevano manifestanti simili a voi nei decenni passati. Noi vorremmo invece non rinunciare al gusto di cercare soluzioni nuove a problemi nuovi, e soprattutto non rinunciamo alla ricerca di una letizia che sostenga la vita, anche nei momenti di crisi, chiunque sia al governo. Così che accanto alla protesta –che va fatta quando occorre e a ragion veduta e non per partito preso- la letizia sostenga una impeto di costruzione, di generosità, di ingegno che sono il contributo che ci si aspetta da chi è giovane (a qualunque età). Ma dove cercare questa letizia? Esiste per voi? Dove la cercate ?