Domenica 20 novembre, presso MiCo – Fiera Milano Congressi, in via Grattamelata 5, ha avuto luogo l’assemblea generale della Compagnia delle opere. Sono intervenuti il presidente Bernhard Sholz e il presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, Don Julián Carrón. In seguito, si è data voce alle testimonianze di imprese ed opere. E’ stata data la parola ad esperienze professionali, sia profit che non profit, orientate e dimostrare come ci siano imprenditori che, anche nel corso della crisi che sta continuando a colpirci, sia possibile cogliere l’opportunità per il cambiamento. L’assemblea di oggi si svolge in una fase storica delicatissima per l’Italia. E’ percezione comune sentirsi di fronte ad uno snodo cruciale: o si ricostituisce e si favorisce quel tessuto sociale e imprenditoriale che ha saputo, nei decenni, far grande il Paese, o si è destinati al declino, del quale i giovani saranno quelli a pagarne maggiormente le spese.
Contestualmente alla crisi, e all’incapacità della politica di trovarvi risposta – salvo attendere con ansia quanto deciderà il nuovo governo circa il da farsi – si sono affiancati fenomeni sempre più preoccupanti. Come la violenza nelle piazze degli indignados. L’incontro di oggi intende ribadire che, di fronte alla situazione di oggi, alle difficoltà, e ai condizionamenti esterni, è possibile assumere due atteggiamenti: subirne passivamente l’influenza,o affrontare tutto questo. Perché ciò, tuttavia, sia possibile – sottolineava Sholz – occorre, antitutto, che l’esperienza personale di libertà venga riconosciuta e approfondita. E, in secondo luogo, che sussista una rete sociale capace di rappresentare un sostegno concreto senza sostituirsi, nell’agire, alla responsabilità della persona sostenuta. «Senza un popolo, senza una vita sociale vera, è impossibile che uno possa stare in piedi», aveva dichiarato Sholz, ricordando come tutto parte dal lavoro come modalità di realizzazione del proprio io. «Il fallimento non è mai un fallimento della persona. Se una persona è veramente libera, può affrontare anche una crisi aziendale o addirittura una chiusura in modo positivo, non come un verdetto su di sé, ma come un pezzo di realtà che deve affrontare. E magari riprendere con un altro lavoro».