La svolta attesa da lunghissimi mesi: l’assassino di Yarea Gambirasio forse è stato identificato. La notizia ancora più clamorosa è che potrebbe trattarsi di un suo parente. Chi? Il riserbo degli inquirenti è strettissimo, in queste ore che stanno portando alla svolta tanto attesa. Si sa, come ha scritto oggi La Stampa dando per prima la notizia, che dai 2500 esami del dna di altrettante persone diverse, si è giunti a 10 dna compatibili tra loro. Si è giunti cioè ad avere finalmente una mappa genetica estremamente chiara e precisa anche se va detto che le dieci persone a cui appartengono i rispettivi dna non sono obbligatoriamente sospettati dell’omicidio, ma il loro dna è “familiare” con quello dell’assassino, ritrovato su tre punti del corpo della ragazzina massacrata, e cioè gli slip, un guanto e i leggins. Questo dna corrisponderebbe a quello di un uomo del Nord Italia, dice La Stampa nella sua esclusiva le cui tracce genetiche si riscontrano nei dieci dna citati. Dunque il cerchio che si stringe sull’assassino? E’ quanto è dato di capire anche se ovviamente il pm Letizia Ruggeri che segue le indagini dagli inizi e anche l’anatomopatologa Cristina Cattaneo che si occupa degli esami del dna non commentano nulla. Tutto questo mentre ci si avvicina al triste anniversario della scomparsa e quindi della morte di Yara. La ragazza venne rapita da una o più persone ancora sconosciute la sera del 26 novembre 2010 dopo essere uscita dalla palestra di Brembate dove frequentava corsi di ginnastica. Non si seppe più nulla fino a quando alcuni mesi dopo il suo cadavere venne finalmente ritrovato abbandonato in un campo poco lontano. Da quanto ritrovato sul suo corpo, si sospetta che venne trascinata nel cantiere vicino alla palestra dove si tentò di violentarla: la ragazzina si sarebbe difesa così strenuamente che l’assassino la uccise. Da allora indagini lunghissime ed esami di migliaia di dna.Un unico sospettato, seppur per poco tempo, un marocchino che lavorava nel cantiere in questione e che venne fermato sul traghetto che lo riportava nel suo Paese.
Ma su di lui nessun indizio serio. Una storia che ha tenuto l’Italia intera stretta attorno ai genitori di Yara e che ha commosso tutti.