Prima c’è l’emergenza, poi si cerca di incollare i cocci e porre una pezza ai danni. Per il ministro dell’Ambiente Corrado Clini, è necessario cambiare il corso delle nostre abitudini nazionali. E, ai microfoni di Sky Tg 24, all’indomani dell’ondata di maltempo che ieri ha iniziato e sta continuando a colpire il meridione (attualmente, soprattutto la Sicilia, dove a causa dell’alluvione in corso, oltre a gravi danni, si sono registrate quattro vittime), ha detto la sua, riguardo al modo di gestire le calamità e concepire la sostenibilità territoriale. Secondo il neo ministro, è necessario anzitutto che le risorse vengano concentrare per prevenire i danni, piuttosto che farne la conta una volta avvenuti. Quindi, nel concreto si dovrà intervenire sui corsi d’acqua, senza escludere che quelle zone in cui è alta la concentrazione residenziale o di risorse, e dove, contestualmente è alto il rischio, vengano svuotate. Temporeggiare, ha aggiunto, ha un costo elevato e si dovrà prendere in considerazione un’ipotesi che potrebbe risultare sgradita: alcune attività consolidate andranno trasferite altrove. Il ministro, poi, ha dato seguito ad inquietanti previsioni.
E ha spiegato che siamo in una fase climatica inedita, nella quale si concentreranno una serie di fattori ambientali che metteranno fortemente a rischio il nostro Paese, quanto mai vulnerabile alle calamità che vi si tanno per abbattere. «Il nostro territorio – ha aggiunto – è stato gestito molto male, in una situazione climatica che però consentiva di reggere davanti a eventi rari. Ora c’è una situazione di emergenza, lo abbiamo visto a Messina, in Liguria e Toscana». L’uomo, ovviamente, non è esente da colpe. Già venti o trent’anni fa, infatti, era noto che in certe zone non si sarebbe dovuto costruire. Eppure, vi ha insediato, tra l’altro, alcune attività produttive. Per cui, tra le altre misure da adottare, vi saranno una serie di nuove regole, adeguate alla frequenza e all’intensità delle piogge, completamente diverse da quelle di 40 anni fa; di conseguenza, sarà necessario cambiare il sistema fognario, che all’epoca era stato concepito per accogliere una certa quantità d’acqua.
«I modelli climatici messi a punto negli anni scorsi – conclude il ministro – suggeriscono che questa tendenza sarà confermata. Meglio lavorare su questo piuttosto che sperare nella buona sorte». Nel frattempo, il presidente del Consiglio Mario Monti ha fatto sapere che sta monitorando attentamente e personalmente la situazione