Oggi la Chiesa cattolica celebra San Leonardo di Porto Maurizio, nato il 20 dicembre 1676 e morto il 26 novembre del 1751. Battezzato con il nome di Paolo Gerolamao, la madre, Anna Maria Benza, morì quando aveva due anni. Il padre, Domenico Casanova. Lo educò alla fede cristiana. A 12 anni, Leonardo, probabilmente a bordo di una delle navi del padre, che era armatore (e fece il voto di non accogliere donne sulle proprie imbarcazioni) si reca dallo zio Agostino, a Roma, dove frequenta gli studi superiori di Lettere e Filosofia. E’ a 19 anni che entra nei novizi dell’Ordine Francescano mentre a 26 diventa sacerdote. Tornerà, su consiglio dei medici, in Liguria, per starci alcuni anni, dal 1704 al 1709. E’ gravemente malato di tisi e guarisce per intercessione della Madonna. Nel 1709, su impulso dei superiori, fonda a Firenze il convento di San Francesco all’Incontro. Da qui, parte a predicare per tutta l’Italia. Acquista una tale nomea, che i reggenti della Repubblica di Genova chiedono al Papa di poterlo ospitare nella Superba. Qui ottiene un tale successo che gli viene consentito di continuare la sue opera missionaria lungo tutta la riviera ligure di Ponente. Continua a predicare in tutta Italia ma, in particolare, in Toscana, dove era particolarmente diffusa l’eresia giansenista. Dopo aver posto fine alla sua missione a Lucca e Pistoia, il Serenissimo collegio decide di inviare Casanova in Corsica, che sta vivendo una fase tumultuosa, a causa delle insurrezioni dei separatisti che vogliono l’indipendenza da Genova. Rimane lì fino al novembre 1744, quando grazie ai suoi sermoni, si raggiunge un’inaspettata riappacificazione. Si racconta che nel corso di una sua missione sul’isola, i briganti dell’isola scaricarono in aria i loro archibugi, al grido di «Viva frate Leonardo, viva la pace!». Torna in Liguria ma, mentre si trova a Chiavari, gli giunge una lettera da parte del Padre Generale e della Segreteria di Stato della Repubblica, in cui gli viene chiesto di completare la sua opera in Corsica. In questo periodo, continua la sua predicazione tra le due riviere. Poiché imperversa la guerra tra i Savoia e Genova e non può predicare a grandi folle, chiede all’arcivescovo di potersi recare a Levanto a Lucca.



Lasciata la Liguria per l’ultima volta, dopo aver attraversato mezza Italia, muore nel convento di di San Bonaventura al Palatino. Viene, tra le altre cose, considerato il propagatore della pratica della Via Crucis

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