Nella memoria depositata alla Corte d’Assise d’Appello, il pg di Milano ne è convinto: Alberto Stasi «non solo ha colpito al capo più volte e con forza Chiara, sfondandole il cranio, ma non si è accontentato e ha commesso un ulteriore gesto», cioè ha gettato il corpo ormai inerte della ragazza «giù dalle scale della cantina». Il procuratore generale, che ha recentemente chiesto che Stasi venga condannato a trent’anni di reclusione, ha fatto sapere che questo gesto ha come significato «il massimo dispregio, il volersi disfare di un corpo che si frappone tra lui e i suoi obiettivi, come un inutile intralcio». Martedì scorso il sostituto procuratore generale ha chiesto che Stasi venga condannato a trent’anni di reclusione, e adesso il giovane è in attesa di essere giudicato in secondo grado per l’omicidio di Chiara Poggi. Nella memoria si legge ancora che la vittima «evidentemente costituisce un intralcio da viva e quindi la uccide; costituisce un intralcio il corpo da morta per cui se ne libera, lo deve buttare ed agisce come se avesse il diritto di buttarlo giù per le scale del vano cantina».  Il pg sostiene inoltre che è impossibile che Alberto Stasi non si sia sporcato di sangue le suole delle scarpe dopo essere entrato nell’abitazione della famiglia Poggi dove ha rinvenuto il cadavere della fidanzata, ed essere poi uscito nuovamente per avvertire le Forze dell’ordine, così, dice, si rendono indispensabili nuovi accertamenti. Inoltre il delitto dovrebbe essere avvenuto tra le le 9.12 e le 9.35 di quella calda mattina del 13 agosto 2007, quindi il pg ritiene che Stasi abbia avuto 23 minuti per commettere il delitto, considerato un tempo necessario. I legali del giovane, ex studente della Bocconi, continuano a chiedere l’assoluzione, «perché innocente», e il 6 dicembre prossimo i giudici dovranno o emettere un verdetto oppure riaprire il caso e svolgere ulteriori accertamenti. Stasi è poi implicato anche in un secondo processo proprio per detenzione sul suo computer di immagini pedopornografiche e filmini dello stesso tenore, ma a quanto pare non centrerebbero con l’omicidio di Chiara.



Di fatto non è mai stata trovata l’arma del delitto, stabilito trattarsi di un paio di forbici da sarto.

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