In relazione alla crisi che sta vivendo l’Italia e il resto del mondo, Comunione e Liberazione ha recentemente pubblicato un documento dal titolo, «La crisi, sfida per un cambiamento».
A partire da questo contributo questa sera, venerdì 4 novembre 2011, alle ore 21 presso il Mediolanum Forum Assago (Milano) si terrà un incontro pubblico. Parteciperanno al dibattito: Luigi Campiglio, Professore ordinario di Politica economica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Julián Carrón, Presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione e Giulio Sapelli, Professore ordinario di Storia economica presso l’Università degli Studi di Milano.
IlSussidiario.net, dopo gli interventi di Pietro Barcellona, Giulio Sapelli e Paolo Franchi pubblica oggi il contributo di Luciano Violante. 



Caro direttore,

le difficoltà nelle quali l’Italia si dibatte sono dovute, oltre che alla crisi economica, alla crisi morale delle sue classi dirigenti. Perciò leggo il documento di CL come un contributo vitale per identificare la condizione spirituale della nazione italiana e per indicare la leva della rinascita.



Il valore cristiano fondamentale è la verità. Da noi per troppo tempo non si è vista la verità e non si è detta la verità.

Il debito pubblico negli ultimi trent’anni è stato per l’Italia quello che le colonie sono state per la Gran Bretagna. Una cassaforte alla quale si poteva attingere senza limiti e che costituiva il fondamento di un benessere che non guardava al futuro. Il “debitismo” italiano, politica della distribuzione di risorse facendo debiti che sarebbero stati pagati da persone diverse da quelle che avevano goduto i benefici, si conclude, a differenza del colonialismo britannico, senza metodo e senza prudenza.



Ora la rinascita ha bisogno di fiducia. E la fiducia può nascere solo dalla verità. L’Italia non è fatta di cortigiani e ballerine.
C’è una grande Italia del rispetto, fatta, come scrive il documento, da quei milioni di persone che insegnano, studiano, guidano camion, battono lamiere, tirano su la serranda del negozio al mattino e la tirano giù la sera, educano bambini, progettano opere, costruiscono strade e case, accettano la sfida di costruire una famiglia.

Queste persone hanno il diritto di essere considerate le protagoniste di una rinascita italiana fondata sulla dignità, sul sudore e sulla speranza.
Loro soprattutto hanno diritto alla verità sui sacrifici che ci attendono perché loro i sacrifici li hanno fatti e li stanno facendo e si sono dimostrate più attente degli altri al futuro.

Perciò più degli altri ci insegnano che solo misure adeguate ed eque ci renderanno degni della riconoscenza delle generazioni che verranno.

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