Il pacco bomba esploso ieri nella sede Equitalia di via dei Millevoi a Roma e che ha procurato il ferimento del Direttore generale Marco Cuccagna conteneva un volantino di rivendicazione firmato dalla Federazione anarchica informale (Fai). Si tratta di un’organizzazione eversiva composta da diversi gruppi di anarchici uniti da comuni propositi di lotta armata rivoluzionaria. Non bisogna farsi confondere dalla sigla Fai, che corrisponde anche alla Federazione anarchica italiana, che invece organizza convegni e promuove iniziative ben diversi dagli attentati. In quest’ultimo campo la Fai che ha colpito a Roma è bene specializzata. Nel 2003 ha fatto il suo “esordio” piazzando due pentole esplosive vicino alle abitazioni di Romano Prodi (allora Presidente della Commissione europea) e di Jean Claude Trichet (allora Presidente della Banca centrale europea). La Fai spiegò di aver voluto colpire «apparati di controllo/repressivi e protagonisti della messinscena democratica che saranno figure e istituzioni cardine del nuovo ordine europeo». Riguardo, in particolare, Prodi, la Fai scrisse nel comunicato di rivendicazione: «Non potevamo precluderci il piacere di criticare attivamente il semestre di presidenza italiana dell’Unione europea che si avvia a concludersi, consapevoli che al di là della retorica ufficiale, le decisioni ratificate in questi mesi saranno foriere di ulteriori pratiche di sfruttamento e di dominio».
Questo è stato l’esordio della Fai, che ha creato poi una rete internazionale con contatti soprattutto in Grecia, Svizzera e Spagna.
Nel marzo 2004 la Fai rivendicò due bombe esplose all’alba nei pressi del Commissariato di polizia del quartiere Sturla a Genova. L’anno dopo a maggio ci fu un pacco bomba disinnescato e indirizzato a Daniele Giovanardi, responsabile della Misericordia di Modena che gestiva il locale Centro di permanenza temporanea per immigrati, mentre a ottobre fu inviato un pacco bomba all’allora Sindaco di Bologna, Sergio Cofferati, e due bombe esplosero davanti alla sede dei Ris di Parma. Nel dicembre del 2009 viene poi ritrovato un ordigno davanti all’Università Bocconi di Milano. Poi nel dicembre dell’anno scorso, due pacchi bomba recapitati alle ambasciate di Svizzera e Cile a Roma causano il ferimento di due addetti alle sedi diplomatiche.
Infine, a marzo di quest’anno, un pacco bomba indirizzata alla Caserma Ruspoli della Brigata Folgore di Livorno, ha causato il ferimento di un parà.
Arriviamo così all’attentato di ieri, la cui rivendicazione, secondo gli investigatori, è molto simile a quella contenuta in un pacco bomba arrivato giovedì a Francoforte alla sede di Deutsche Bank in cui si parlava di tre pacchi esplosivi spediti «contro banche e banchieri, zecche e sanguisughe».