C’è davvero un nuovo terrorismo che ha come obiettivo i tecnocrati (vedi, di recente, le minacce alle banche e i plichi con proiettile a Monti e ad alcuni suoi ministri)? Secondo Sabino Acquaviva sì. La sua tesi, esposta sulla pagine de Il Giornale, è, in sintesi, le seguente: ci sono una serie di movimenti in via di definizione che, defilatosi Berlusconi, intendono prendere di mira quei meccanismi di gestione del potere finalmente venuti allo scoperto; ovvero, gli apparti scientifici, i tecnici, gli urbanisti, le banche e via dicendo. Lo studioso e opinionista Massimo Introvigne, raggiunto da ilSussidiario.net, spiega: «credo che ci sia un vecchio terrorismo che, per mantenersi in vita, cambia obiettivi». Di nuovo, quindi, ci sarebbero solo i punti dove colpire. «Il serbatoio di riferimento – continua – sono quelli che il ministro Pisanu aveva definito anarco-insurrezionalisti: ribelli e rivoluzionari di professione alla ricerca di una causa; per lo più provengono dalle frange più estreme del mondo dei centri sociali, al 95 per cento di estrema sinistra, al 5 per cento di estrema destra». I nuovi bersagli, oggi, sono le banche, Wall Street e i tecnocrati. «Non si può escludere che il vecchio terrorismo possa incontrarne uno nuovo, costituito dalle punte estreme dei movimenti di protesta genuini; mi riferisco a quelli statunitensi, derivanti da un disagio economico-sociale e dalle nuove forme di povertà indotte dalla crisi globale e dal malgoverno della stessa da parte della tecnocrazia».



E’ raro, secondo Introvigne, vedere tra costoro facce da rivoluzionari di professione. «A differenza degli indignados spagnoli, che rappresentavano un coacervo di vecchie e nuove proteste, anche di tipo anticlericale; o dei movimenti che hanno messo a ferro e fuoco Roma a ottobre, costituiti da volti per lo più noti alle forze di polizia». Ebbene, questi nuovi movimenti – Occupy Wall Street, in particolare – potrebbero partorire frange violente. Che potrebbero essere accolte dal vecchio terrorismo». L’identificazione del nuovo nemico ha proceduto con una dinamica ben precisa: «un membro del governo Berlusconi mi disse che era chiaro che l’esecutivo si sarebbe dovuto dimettere quando, parlando con il barista della Camera dei Deputati e tentando di scambiare con lui qualche battuta sul calcio, come di consueto, il barista gli rispose: “vergognatevi di parlare delle partite di calcio. L’unico tifo che dovreste fare è per lo spread”», racconta Introvigne. «Questo per dire che le manovre sullo spread da parte delle banche, dei poteri finanziari e degli speculatori ci sono sempre state. Tuttavia, se ne accorgevano, al massimo, gli imprenditori, penalizzati nell’accesso al credito. Oggi, tutto ciò è divenuto pane quotidiano di chiunque attraverso il martellamento mediatico». Non è escluso che la maggior parte di chi protesta ignori cosa sia esattamente lo spread. «E’ probabile. Ma avvertono che ci sono speculatori e banchieri che gli stanno provocando delle sofferenze». Occorre capire se il rischio del ritorno alla lotta armata degli Anni di piombo esista sul serio. 



«Il rischio di una sorta di lotta armata c’è – risponde -. In tutta l’Europa e negli Stati Uniti, in particolare, l’anarco insurrezionalismo ha imbracciato le armi manifestandosi sotto la forma dell’eco-terrorismo. Da qui, il passaggio al terrorismo anti-finanziario e tecnocratico e semplice». Tuttavia, benché l’eventualità sussista, è escluso che il fenomeno possa raggiungere dimensioni preoccupanti. «Questi movimenti, effettivamente, sono difficili da monitorare; ma non vedremo la riedizione delle Brigate rosse. Esse, infatti, riuscirono a svilupparsi perché sussisteva un retroterra (che difficilmente la storia chiarirà mai del tutto) i cui terminali arrivavano sino ai servizi segreti del blocco sovietico. In una certa misura, quindi, erano un prodotto della Guerra fredda. Certo, negli Usa alcuni sostengono, ad esempio, che gli anarco insurrezionalisti sarebbero foraggiati da Chavez. Ma ricevere una quota di finanziamenti è cosa ben diversa dell’avere alle spalle l’Unione Sovietica». 

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