Dopo lunghe battaglie in seno all’Unione europea, il Consiglio dei ministri dell’agricoltura ha approvato il programma alimentare europeo: via libera dunque al cibo gratuito per i poveri e le famiglie in difficoltà per il prossimo biennio 2012-13. Un via libera a lungo ostacolato in primis dalla Germania, che fortunatamente ha compreso la gravità di lasciare a rischio fame 18 milioni di persone. Un cambiamento di opinione dei tedeschi ha invece reso possibile giungere all’approvazione dello sblocco degli aiuti economici. Restano contrari al provvedimento Olanda, Danimarca, Regno Unito, Repubblica Ceca e Svezia. Nella battaglia per ottenere questo risultato, in prima fila è stata la Fondazione Banco Alimentare Onlus. Secondo Marco Lucchini, direttore della Fondazione, “quello di oggi è solo l’atto formale di un accordo che era già stato preso il 14 novembre. Ne siamo felici; felici, in particolare del fatto che non ci siano state sorprese dell’ultimo momento e che la Germania abbia alla fine aderito”. Secondo Lucchini, poi, “è passato finalmente il concetto che questi soldi che vengono impiegati non sono soldi tolti all’agricoltura, come sosteneva ad esempio la Germania stessa, ma che invece l’agricoltura ha uno scopo sociale preciso e importante: solo per il fatto di nutrire le persone, l’agricoltura ha nella sua genetica una utilità sociale, non sono due cose che viaggiano sperate”.
Lucchini, in cosa consiste nella pratica quanto approvato oggi dal Consiglio dei ministri dell’agricoltura europei?
Significa che per i prossimi due anni verrà prorogato un aiuto economico, un finanziamento di 500 milioni di euro, che era a rischio cancellazione con tutte le conseguenze del caso per i poveri e le famiglie bisognose. Si tratta di una proroga di aiuti che avrà durata due anni, un periodo di tempo in cui sarà possibile organizzarsi e rivedere tutta l’impostazione di questo tipo di aiuti.
Al momento, avete già in mente quale tipo di impegno verrà richiesto in questi due anni? Quale sarà ad esempio il primo passo?
La vera notizia è questa: che quello che la Germania aveva denunciato, cioè che questi aiuti derivano da risorse della politica agricola a scopo sociale, mentre sicuramente avranno uno scopo di aiuto sociale ai bisognosi, avranno anche a che fare con la filiera agro alimentare.
Cioè?
Si potrà passare da aiuti alimentari ad aiuti contro lo spreco alimentare. Questa di fatto sarà una delle proposte che come Federazione europea dei Banchi alimentari e in primis come Fondazione Banco Alimentare italiana faremo per collaborare con la commissione agricoltura e la commissione sociale europea.
Ci spieghi meglio questo passaggio.
C’è una idea di assistenzialismo considerato inutile, ma che in realtà così inutile non è perché ha invece dimostrato una sua utilità, che va comunque eliminata. Quello che deve rimanere è la possibilità che anche il comparto agricolo riconosca la sua funzione sociale. Il tema è questo: la filiera agro alimentare ha nella sua genetica, solo per il fatto di nutrire le popolazioni, una funzione sociale. Deve cioè garantire nutrimento alle persone. Senza questo sostegno non solo i poveri, ma anche le classi medio ricche rischiano dei problemi gravi.
L’agricoltura dunque come utilità sociale, nel sociale.
Bisogna far capire che l’agricoltura ha uno scopo sociale, non si può dividere in due il problema: l’agricoltura da una parte e il sociale dall’altra. Si tratta di trovare la situazione migliore perché questa sua funzione sociale venga valorizzata e non solo sfruttata. La risorsa economica che la politica agricola comune mette a disposizione, invece di essere considerata un costo, deve essere considerata un investimento. L’Unione europea deve investire nella filiera agro alimentare proprio perché in questo modo tutta la Ue ne ha un guadagno, non sono soldi buttati via come la Germania ribadiva, soldi tolti agli agricoltori; non è vero.
La Fondazione Banco Alimentare italiana è stata in prima fila per raggiungere questo obiettivo: un commento su questa esperienza?
Siamo partiti con questa battaglia sette mesi fa, una battaglia in cui abbiamo trovato una grande collaborazione sia delle istituzioni, come il ministero dell’Agricoltura e i suoi funzionari, sia delle strutture organizzative che ci hanno sostenuto. E’ stata una autentica esperienza europea con altre organizzazioni, oltre ai banchi europei. Si è assistito a un andamento contrario a quanto succedeva in Europa. Mentre questa sembrava dividersi, il mondo della solidarietà si stava unendo e riusciva a superare ostacoli storici come le tradizioni e e le lingue diverse.
Questo in che modo è stato possibile?
Perché di fronte a un obbiettivo come questo tutti si sono messi a guardare allo scopo comune. Per la Rete Banco Alimentare in Italia è stata una provocazione utile che ci ha sfidati davanti a un rischio reale di rinunciare a un bene importante. Questa sarà sarà la nostra sfida, di mettere in azione tutta una serie di altre iniziative per lottare contro lo spreco perché di tonnellate di alimenti da recuperare in Italia ce ne sono. Quindi un interessante stimolo a trovare anche noi iniziative e programmarle, nei prossimi anni, per rendere più cosciente la gente che la lotta allo spreco alimentare a favore di persone bisognose è un investimento che tutta la comunità può fare.