No, nulla a che fare col cinema, anche se Verdone ci ambienterebbe qualche memorabile, esilarante commedia umana. A Cinecittà nasce lo “sportello dell’affettività”. Ma Cinecittà è anche un quartiere di Roma, grande, popoloso: con un mini sindaco attivissimo e dedito a far parlare di sé con iniziative tese a scardinare la cappa papalina che incombe sui diritti civili dei suoi concittadini. Fu il primo a istituire un registro delle unioni civili, in barba a tutto il lavoro parlamentare su Dico, Pacs e Di do re mi…vari, che non è approdato a nulla, peraltro. Fu tra i più solerti  a istituire un registro per il testamento biologico, anche qui, in barba ai tormenti sinceri di chi lavora da anni a una legge che coniughi umanità, scienza, giustizia eccetera. Ci piacerebbe sapere quanti sono i cittadini che si sono iscritti a questo registro, visto che iniziative analoghe in altre città hanno partorito elenchi da computare sulle dita di una mano, e la loro eco è stata prontamente e opportunamente sopita.



Questa volta il mini sindaco, con lo spolvero di un grande ospedale come il San Camillo e l’Università di Medicina e Psicologia della Sapienza, propone un servizio gratuito per “chi ha bisogno di affrontare problemi relazionali, nell’ambito sociale  e dell’affettività”. Perfetto: giovani e famiglie del quartiere, ci sono medici, psicologi e assistenti sociali a disposizione per ascoltare, suggerire, proporre. Non bastano evidentemente simili iniziative nelle scuole, le asl, i consultori. Aumentiamo i servizi, e la confusione. E’ pregiudiziale e miope questo scettico punto di vista? Non direi, a giudicare dal primo obiettivo dello “sportello affettività” sottolineato dal comunicato stampa “Rintracciare percorsi di contrasto di fenomeni discriminatori e atti di bullismo omo e transfobico”.



Ah, ma allora è tutto chiaro, alle solite! Gay e trans, nella città che ha ospitato e propagandato il loro Pride, che ha eretto a vittime  personaggi illustri dello spettacolo e della politica in cerca di calore umano alternativo,  subiscono persecuzioni inaccettabili, tocca educare la gente capillarmente, strada per strada. Non basta la Costituzione, la legge, a garantire i diritti inalienabili della persona, come per tutti. Hanno bisogno di un surplus di diritti, e questo sarebbe di per sé discriminatorio. Ci risponderanno gli “esperti e operatori di settore” che lo sportello riguarda l’integrazione e l’affettività  a tutto tondo, in tutte le sue variabili, per esempio, anche l’amore eterosessuale. Perfetto.



C’è da spiegare a giovani inesperti e resi poco esperti dalla società mediatica come utilizzare gli anticoncezionali, come muoversi quando si decide di abortire, le ampie maglie di una legge, le scorciatoie della pillola del giorno dopo, della pillola abortiva. Informazioni essenziali, per evitare i due grandi pericoli che si corrono a fare all’amore: malattie  e gravidanze. Temiamo che a questo si riducano le informazioni sull’affettività. Se si trattasse invece di un cammino educativo, che contempli ragione, rispetto del proprio corpo e del corpo altrui, senza nascondere salutari rinunce e decisioni controcorrente; se si trattasse di spiegare alle persone quanto valgono e quanto sono in grado di operare, magari mettendosi insieme; di accompagnare in un’amicizia con guide autorevoli ed esperte le difficoltà di chi si sente solo, emarginato, diverso, chi non trova lavoro, chi ha bisogno di una casa, di un sostegno, di aiuto allo studio… allora l’iniziativa del municipio di Cinecittà sarebbe un modello da seguire. A ruota di tanti modelli, purtroppo senza comunicati stampa, che offrono questi servizi in tante realtà associative, in tante parrocchie di Roma e dell’intero Paese.