Rese note le rilevazioni Istat relative al secondo trimestre del 2011. Rilevazioni che segnalano, per quanto riguarda l’apertura di nuovi mutui per l’acquisto di abitazioni e anche per quanto riguarda la compravendita di abitazioni, un deciso cambio di tendenza rispetto allo stesso periodo del 2010. I dati infatti segnalano quello che si può definire un crollo per mutui e compravendite: per quanto riguarda le seconde, si segnala infatti una perdita del 3,2%. Nel dettaglio si sono registrate compravendite parti a 219.905 tra abitazioni e immobili a uso economico e lavorativo. Le prime sono il 93,2% della quota totale. Per quanto riguarda invece i mutui si segnala una perdita ancora peggiore: meno 8,1% rispetto alla rilevazione del primo trimestre del 2011. Allora invece si era registrata una crescita dei dati. Anche qui entrando nel dettaglio, i dati Istat rilevano un totale di 193.474 nuovi mutui: quelli relativi a ipoteca immobiliare sono 118.834 e segnalano una perdita del 5,3%; i mutui senza ipoteca immobiliare sono invece 74.640 e registrano una perdita del 12,3%. A segnalare invece una controtendenza sono i dati che arrivano dalle isole, Sardegna e Sicilia. Qui si registra un aumento dei mutui pari al 23,3%. Quelli senza ipoteca sono cresciuti del 29,9%, quelli con ipoteca del 19,3%. Un ulteriore dato: le diminuzioni dei mutui si registrano in modo minore nei grandi centri metropolitani mentre aumentano nelle altre città. Mentre invece le compravendite di edifici o locali a uso economico sono in maggior calo nei grandi centri metropolitani toccando il -6% e invece di minimo calo nelle altre città. Una crisi, quella del mattone, che si collega direttamente con la crisi finanziaria ed economica che ha investito il nostro Paese e con le paure per la possibile evoluzione di tale crisi. Evidentemente i cittadini hanno paura a impegnarsi con esborsi di grossa consistenza e che li tengono impegnati a lungo come succede per i mutui in un momento in cui non è chiaro nel modo assoluto come potrà indirizzarsi il futuro della crisi. Le previsioni potrebbero essere anche peggiori per quanto riguarda le prossime rilevazioni, una volta che saranno state varate le temute riforme del governo Monti.



C’è una diversità di vedute invece tenendo conto dei dati del Cesis diffusi anch’essi oggi. Biosgna però tener conto che qui si tratta di dati sulla lunga distanza, cioè gli ultimi dieci anni. Secondo tali dati infatti gli investimenti fissi come le abitazioni non hanno subito perdite rilevanti, rimanendo invece costanti.

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