Calisto Tanzi, dopo la condanna a dieci anni di reclusione relativamente al crac della sua vecchia società, la Parmalat, ottenuta nel 2008, ha subito oggi una nuova condanna. Una condanna a nove anni e due mesi di reclusione, questa volta relativamente a un’altra sua società, la Parmatour. Si tratta di un gruppo turistico coinvolto anch’esso nel colossale buco per bancarotta delle società di Tanzi, uno scandalo apertosi ormai diversi anni fa. Insieme a lui sono stati condannati l’ex dirigente di Parmatour Nicola Catelli, 7 anni, l’ex manager Camillo Florini, 5 anni e 8 mesi, l’ex numero uno della Banca Popolare di Lodi Giampiero Fiorani, 3 anni e 8 mesi. Gli imputati coinvolti nel processo erano in tutto ventitré: era stata richiesta la condanna per ventidue di essi, otto dei quali imputati anche di associazione per delinquere. Gli assolti sono stati quattro. Sono state poi stabilite le provvisionali: a Parmalat che risulta in amministrazione straordinaria, e alle aziende del gruppo turistico una provvisionale di 120 milioni di euro. Per i risparmiatori invece la provvisionale è del 4% dell’importo delle obbligazioni. Il procuratore capo Laguardia ha espresso la sua soddisfazione per la sentenza, poichè, ha detto, come nel processo Ciappazzi sono state accolte in modo praticamente integrale le richieste del pubblico ministero e in alcuni casi sono state inflitte anche pene più gravi di quelle richieste. Tornando invece al crac Parmalat, è da ricordare che lo scorso 18 aprile il tribunale di Milano aveva prosciolto e assolto le banche che erano state coinvolte nella faccenda, accusate di aggiotaggio informativo. Nel dettaglio, si trattava di Morgan Stanley, Bank of America, CitiGroup e Deutsche Bank. La decisione fu molto discussa e contestata: tramite tale assoluzione infatti veniva negato il risarcimento a circa 30mila piccoli risparmiatori che avevano sottoscritto i bond emessi da Parmalati prima del crac. La bancarotta Parmalat ha una lunga storia alle spalle: benché lo scandalo sia scoppiato pubblicamente nei primi ami Duemila, la società di Calisto Tanzi aveva già debiti per centinaia di miliardi di lire negli anni ottanta. Fu proprio per questo indebitamento che Tanzi decise di quotare la sua società in Borsa, sperando di risolvere la situazione.



Va anche detto che si trattò di un indebitamento a catena: ad esempio la televisione Odeon Tv di proprietà del gruppo aveva alcuni dei debiti maggiori.

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