Il 27 dicembre sono tornati i giornali, ma c’era da scommettere sui titoli: tutti concentrati sul calo dei consumi, quasi con una certa soddisfazione perché così nessuno viene smentito delle sue facili analisi: il mondo, ma soprattutto l’Italia devono andare a rotoli. Poi ho letto il fondo di un giornalista che stimo il quale commentava il sorpasso del Brasile tra le migliori economie del mondo. E l’Italia dov’è? E’ all’ottavo posto dice l’economista, dunque un buon piazzamento nonostante tutto, che avrebbe potuto anche dare la stura ad un titolo positivo del genere: “L’Italia tiene tra le economie del mondo”. Così, tanto per dare un po’ di fiducia all’asta del Btp, o per far rosicare i nostri cugini europei che hanno ancora le mani sulla pancia dalla risate. Macché! L’editorialista si precipita a dire, a fianco della citazione dell’Italia: “Ma attenti, ormai le classifiche economiche cambiano più in fretta di quella del football”. Vabbè, ma allora che scrivi a fare? E perchè solo Brasile e Colombia fanno notizia, mentre la tenuta italiana non s’ha da leggere?
Natale e Santo Stefano sono stati due giorni di silenzio e di incontri, dove magari si è percepito un senso di normalità, anche attraverso lo scambio dei doni o la condivisione di un piatto. Che è andato di traverso quando il solone col portafoglio pieno e il conto in banca cospicuo s’è messo a disegnare scenari paurosi, godendo nella sua parte di Otelma, ma pensando, in cuor suo, che intanto la crisi non lo intaccherà. La mia amica Barbara Ronchi della Rocca dice che a tavola non bisogna mai parlare di politica quando ci sono degli invitati. Non lo si fa perché l’argomento potrebbe rimarcare delle differenze e mortificare qualcuno. Ma nel bon ton di questo fine anno sarebbero da inserire anche i pronostici economici. Sembra che la crisi la stiano pagando i commercianti e i cartelli “vendesi” appesi ai negozi sono sempre di più in questo fine anno. Dicono che in America attendono il “vendesi” anche di tante nostre aziende, che in questo periodo sarebbero un buon affare, mentre la Cina si compra pezzi di mondo. Dicono tante cose… Ma quali saranno vere?
Roberto Cimberio è un imprenditore di San Maurizio D’Opaglio, paese del Lago d’Orta. L’ho conosciuto a settembre insieme a suo padre Renzo. Sono andato a trovarlo apposta perché mi avevano parlato di lui come uno che ha impostato la sua azienda (qui siamo nel distretto della rubinetteria) con un rapporto speciale coi suoi dipendenti. E parte del successo lo deve proprio a questa scommessa sul fattore umano.
Oggi mi è giunta la sua lettera di auguri che riserva agli amici e che mi ha reso onore. Una lunga lettera, dove non si lamenta, ma dice che ha iniziato a fare il running, al mattino presto. E da qui ha preso in prestito la metafora: “A me fare fatica piace – scrive –. Anzi, ritengo che fare fatica nella vita sia un dovere per tutti, sia una condizione necessaria per un’esistenza senza rimpianti. Nei mesi passati ho fatto fatica ma poi, proprio come mi succede quando rientro dopo una corsa sfiancante, mi sono sentito più forte di prima. E allora questa lettera, oltre a essere un momento nel quale ricordare tutte quelle persone che mi affiancano o mi hanno affiancato per qualche tratto di strada nel mio ‘viaggio’, vuole essere anche un augurio che queste feste vi diano la forza di affrontare i chilometri che verranno, le salite e i momenti di crisi. Perché nessuno può permettersi di smettere di correre, non ora. Vi auguro e mi auguro che in questi giorni di serenità con i vostri cari e con le vostre famiglie, si trovi il modo di immaginare e visualizzare nuovi traguardi, nuove sfide, nuovi orizzonti. Perché un uomo senza desideri è un uomo morto. Vi auguro e mi auguro che possa essere un momento in cui fare il pieno di amicizia, calore, vicinanza, positività, semplicità. Perché ne avremo bisogno, poi.
Sapervi amici mi aiuta a correre ogni giorno un po’ più forte. Roberto Cimberio”.
Beh, è stata una bella sorpresa, tra la posta di oggi. Poi domani e dopodomani, sui giornali, ne leggeremo delle altre, ma sono certo che non saranno di questo tono. E il 30 si parlerà del cenone (anch’io ne parlerò) e posso già fare i pronostici dei titoli dei giornali: “Meno caviale a Champagne sulle tavole degli italiani”. Ma la vita, la vita che si anima ogni giorno, che è fatta di attese, persone, legami, progetti e rilanci, chi ce la racconta? Grazie Roberto!