Stamane al bar gli astanti commentavano ancora la manovra del Primo Ministro Monti e scherzavano dicendo che torneranno le trattorie dove si mangia con 5 euro, perché faranno i piatti con le cose più povere che ci sono in giro. Però scherzavano, senza quella drammaticità da paura che i giornali vogliono a tutti i costi farci percepire. Ora, nelle stesse ore in cui, domenica, il Governo varava la manovra, il centro commerciale più grande della mia città era strapieno all’inverosimile. E lì m’è venuto da riflettere circa la differenza fra un centro commerciale e una fiera come può essere l’Artigiano in Fiera di Milano. Be’, credo che la differenza stia nella scelta – quella della fiera – di creare dei luoghi, delle oasi di incontro. Qui ci sono gli artigiani che ci mettono la faccia, che sono lì a comunicarti un anno di lavoro. E io so che il patron di questa fiera, dopo l’inaugurazione, si diverte a fare il giro, per ritrovare gli artigiani che da anni frequentano questo luogo dove si capitalizza un anno e se ne rilancia un altro. Gli amici che domenica sera sono venuti al ristorante Lombardo del padiglione 4, mi hanno detto: “Non pensavamo che fosse una cosa così”. Una cosa così come? “Un posto rilassante, con un servizio puntuale, e poi quei piatti…”



Anch’io sono rimasto colpito quando sabato sera è arrivato Stefano Giorgi. Con lui abbiamo fatto insieme l’università; oggi è direttore di In Presa. Sabato sera ha lasciato la famiglia ed è venuto a in Fiera, ma per tutto il tempo è stato in cucina con i suoi ragazzi: parlavano a gruppetti e si capiva che non eravamo nella cucina di Gordon Ramsay, ma in un luogo, appunto, dove la scommessa professionale parte da un’altra premessa, che è il fattore umano. E i risultati si vedono.



Detto questo, io sono in felice attesa per la cena di stasera, perché la famiglia Aldighieri ha deciso di dedicare la serata alla promozione di questa impresa (gioco di parole). Me lo hanno detto al telefono, senza pensarci un attimo: “Ci sembra una cosa molto buona”. Loro stanno a Curtatone e la trattoria si chiama La Locanda delle Grazie, in omaggio al Santuario, che è tutto da visitare per le sculture lignee che lo adornano. È un luogo dell’anima, oltre a essere una tavola “radiosa” della nostra GuidaCriticaGolosa.

La mamma, Daniela Bellintani sempre col sorriso, amante del Lambrusco di Viadana, gira fra i tavoli dell’osteria; il papà Fernando cucina quei formidabili piatti della tradizione e all’Artigiano in Fiera saranno 3 gli assaggi imperdibili: i tortelli di zucca, l’insalata di cappone dei Gonzaga e la sontuosa millefoglie delle Grazie. Come antipasto, dopo l’aperitivo col Grana Padano e il Franciacorta, ci saranno i salumi di Viadana del salumificio Pezzi, che conobbi 25 anni fa dal mio maestro Giorgio Onesti. E poi il Lambrusco della cantina di Quistello, scuro, frizzante, con una vena amabile piacevolissima. La figlia sta terminando gli studi all’Università del Gusto  e probabilmente proseguirà questa avventura straordinaria. Be’, sono felice che questa sera siano insieme ai ragazzi di In Presa, perché tutti vanno nella medesima direzione, che è quella delle cose fatte bene, della capacità di servire l’altro. Mi commuove l’idea che questi ragazzi vedano un mondo diverso, che è fatto anche di una famiglia che per una sera rinuncia al proprio locale, per donare un momento di professionalità e di umanità a chi porterà avanti questa risorsa aurea per il nostro Paese: il gusto. Prenotatevi sul sito di In-presa.



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