Preso il super latitante Michele Zagaria, considerato l’ultimo dei latitanti e uno dei più importante se non il più importante boss camorristico in circolazione. Tanto da essere definito “il boss di Gomorra”, quella realtà descritta dallo scrittore Saviano nel suo omonimo romanzo. E’ stato arrestato nel suo paese, Casapesenna, in provincia di Caserta, nel territorio del clan dei Casalesi. Come altri famosi latitanti, anche lui si nascondeva a casa sua e non in qualche reggia lontana come si fantastica nei film dedicati ai boss della mafia. Il suo nascondiglio era in un bunker sotterraneo chiuso da una botola in pieno centro della cittadina, in vico Mascagni. Nella zona si trova al momento un vaso dispiegamento di forze di polizia e di vigili del fuoco intenti a scavare nel nascondiglio. Il suo rifugio è stato trovato dopo che una azione delle forze dell’ordine era cominciata questa mattina all’alba con perquisizioni a tappeto in abitazioni di fiancheggiatori del clan dei Casalesi. Quello dei Casalesi è considerato il più potente clan camorristico con una influenza che si estende dalla città di Napoli a nord di Giugliano fino al sud del Lazio. Gli interessi delinquenziali sono arrivati recentemente fino a Milano. Zagaria si nascondeva alla giustizia italiana dal 1995: pare che dopo l’arresto sia stato colto da malore tanto da essere trasportato in ospedale a bordo di una ambulanza. L’uomo, 53 anni, era soprannominato “capastorta”, ha riconosciuto la sua sconfitta. Quando infatti nel bunker sono entrati anche alcuni magistrati che seguivano l’operazione, ha detto loro. “Avete vinto voi, ha vinto lo Stato”. Quando è stato possibile annunciare ufficialmente che l’uomo trovato nel bunker era proprio Zagaria, le forze dell’ordine presenti sul luogo dell’arresto si sono lasciate andare a scene di giubilo e festeggiamento. Finisce infatti la caccia a uno dei boss più pericolosi e potenti della malavita. Adesso sarà da vedere se il suo arresto potrà in qualche modo fermare l’azione di tanti appartenenti alla camorra che infestano il sud Italia. L’attività del boss era dedicata soprattutto all’edilizia tanto che lo si chiamava il re del cemento. Era riuscito a infiltrarsi nel sistema degli appalti a livello nazionale creando una presenza in regioni come Lazio, la Toscana, l’Umbria, l’Abruzzo, la Lombardia e, in particolare, l’Emilia-Romagna.



Da latitante, aveva già subito diverse condanne: il 19 giugno 2008 era infatti stato condannato all’ergastolo nel maxiprocesso Spartacus mentre nell’ottobre del 2010 aveva subito una seconda condanna all’ergastolo per l’omicidio di Pasquale Piccolo. Sempre nell’ottobre del 2010 aveva subito una condanna a un terzo ergastolo.

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