Oggi la Chiesa cattolica celebra l’Immacolata concezione della Vergine Maria. Si tratta di un dogma proclamato l’8 dicembre del 1854 da Papa Pio IX, con il quale si riconosce il fatto, sancendolo come verità imprescindibile della fede cattolica, che Maria venne concepita senza peccato. Ovvero, che fu l’unica, tra la stirpe degli esseri umani, a non esser stata intaccata dal peccato originale, e in tale condizione si preservò per tutta la vita. Benché tale verità su sancita solamente così, relativamente, tardi, da sempre fa parte della tradizione della Chiesa. I suoi fondamenti già si ritrovano in alcuni passi dell’Antico Testamento, come in Genesi 3,15: «Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno», dice Dio a Satana incarnatosi in un serpente, in quel passo definito Protovangelo della Salvezza perché anticipa, con la caduta dell’uomo in seguito al peccato originale, la sua giustificazione con la venuta salvifica di Cristo. Nel Protovangelo di Giacomo – uno dei Vangeli apocrifi, non annoverati, quindi, tra quelli ufficiali, ma ricchi di informazioni cui la tradizione e il Magistero hanno potuto attingere – viene raccontata l’infanzia di Maria, e la sua presentazione al Tempio. Si racconta che le era concesso di stare nel Sancta Sanctorum, il luogo più sacro del Tempio di Gerusalemme, cui era concesso di entrare, una volta l’anno, esclusivamente al Sommo sacerdote. E che riceveva il cibo direttamente dagli angeli. Benché il racconto non sia esente da contaminazioni agiografiche e leggendarie, riflette la concezione comune con la quale già allora riconosceva l’assenza del peccato in Maria. Il primo a elaborare esplicitamente la concezione della natura perfetta della Madre di Dio è Agostino di Ippona, mentre alcuni tra i più grandi filosofi e teologi medievali, tra cui Anselmo di Canterbury, Bernardo di Chiaravalle, Alessandro di Hales, Alberto Magno, Tommaso d’Aquino e Bonaventura sostennero che, benché concepita nel peccato come tutti gli uomini, fu da esso anticipatamente emendante dall’azione di Cristo. Una tale distinzione era resa necessaria perché, se l’azione redentrice di Cristo non si fosse resa necessaria anche per Maria, non si sarebbe più potuta definire universale. Fu Duns Scoto, noto come il “Dottore dell’Immacolata”, (ma anche, e soprattutto, come il Dottor Sottile) che definì il concetto, ribaltandone la tesi dei suoi predecessori. Maria non fu concepita nel peccato, e da esso emendata; ne fu preservata.
Questo significa che Cristo non esercitò la sua opera redentrice. Ma che la esercitò nel suo più alto grado possibile. Dop ola morte di Duns Scoto, la dottrina dell’Immacolata si affermò sempre di più, tanto che nel 1476 venne inserita nel Calendario Romano. Dopo che la Vergine apparve a santa Caterina Labouré, la devozione al culto dell’Immacolata crebbe al punto che numerosi vescovi chiesero al Papa di definirne il dogma.