Oggi la Chiesa ricorda San Martiniano, la cui memoria era celebrata in particolar modo fino a qualche tempo fa il 5 dicembre nell’arcidiocesi di Torino.
Il motivo del particolare culto del santo di origine palestinese sta nel fatto che una sua reliquia è conservata e venerata nella chiesa parrocchiale di Pecco, paesino della Val Chiusella nel Canavese che lo venera quale celeste patrono. Addirittura in precedenza questa reliquia del santo era conservata sotto l’altare maggiore della cattedrale di Torino. San Martiniano era originario di Cesarea in Palestina, nato nel V secolo dopo Cristo.
Divenne ben presto monaco eremita e trascorse in tale modo ben 25 anni della sua vita seguendo una dura ascesi monastica. Subì diverse prove e tentazioni: delle persone che lo odiavano apertamente per la sua fede, pagarono una prostituta per indurlo in tentazione. La donna si presentò al suo rifugio dicendo di essersi persa nel deserto chiedendogli di dargli riparo per la notte perché temeva di essere divorata dalle bestie feroci del deserto.
Martiniano la accolse ma quando lei cercò di farlo peccare, il santo accese infuoco e si lasciò bruciare dalle fiamme dicendo: “Misero Martiniano, se sei capace di soffrire il fuoco della perdizione, commetti pure il peccato!”. Mentre si dava fuoco convinse la donna a pentirsi. Guarito dalle gravi ferite causate dalle fiamme, si trasferì in una isola deserta per poter continuare la sua vita da monaco eremita. Vi rimase fino a quando una donna non vi naufragò e per evitare di ricadere in tentazione decise di allontanarsi e di vivere senza fissa dimora. Morì ad Atene nel 422.