L’aborto, libera scelta e aiuto alla salute femminile? E’ il “mantra” della società postmoderna, la parola d’ordine che risuona nella maggior parte dei media: obbligatoria e indiscutibile. E’ il “mantra” di una società occidentale che alle donne non dà alternative, che non fa prevenzione, che non aiuta economicamente, ma che deve far osannare l’unica scelta che propone (impone) alle ragazze e alle donne che aspettano un figlio ed hanno problemi. E sarebbe libertà? E avete mai provato a controllare cosa dice la scienza sulle conseguenze dell’aborto sulla mente della donna? 



Il Papa ha seguito questo ragionamento il 26 febbraio, a conclusione dell’Assemblea annuale della Pontificia Accademia Pro Vita, che ha trattato di questo argomento, spiegando che “l’aborto non risolve nulla, ma uccide il bambino, distrugge la donna e acceca la coscienza del padre del bambino, rovinando, spesso, la vita famigliare”, e parlando diffusamente del trauma da aborto cui soggiacciono tante donne, che la Chiesa vuole abbracciare e non abbandonare.



Questo non farà piacere agli araldi dell’egoismo postmoderno, che sanno solo indicare “come fuggire” dai problemi gravi, e non vogliono riconoscere che vari studi mostrano che l’aborto comporta dei seri rischi per la salute psicologica femminile, proprio quella che a parole vorrebbero difendere. In primo luogo, abortire non è un bel segno di serenità mentale: le donne che abortiscono più volte hanno avuto più esperienze negative, in età infantile, delle altre, secondo uno studio pubblicato in febbraio sull’American Journal of Obstetrics and Gynecology. E sarebbe libertà?

Ma provoca anche conseguenze, abortire? Sullo stesso giornale nell’agosto 2009, veniva mostrato stress postraumatico e depressione nel 40% e 28% delle donne dopo 4 mesi, che si dimezzavano dopo 16 mesi, ma solo poche mostravano segni di dispiacere, indice del fatto  che non si trattasse di un generico senso di colpa o magari della difficoltà ad ammetterlo, ma di segni psichiatrici gravi. Simili valori di depressione postaborto sono mostrati nel giugno 2010 da un’équipe Turca; il che, non considerando una popolazione cattolica, ha mostrato come infondata l’idea che le conseguenze mentali siano dovute al supposto “senso di colpa cattolico”.



Sugli Archives of Women Mental Health dell’agosto 2009, gli studiosi hanno messo a confronto donne che hanno abortito, con donne che hanno dato alla luce un bambino prematuramente (con tutti i rischi conseguenti) e donne che hanno partorito normalmente: i tassi di disturbi psichiatrici nei 3 gruppi sono rispettivamente del  22% (aborto), 18% (prematuri) e del 6% (normali).

 

Un recente studio danese è stato pubblicizzato per aver mostrato che abortire fa andare meno dallo psichiatra che partorire. Ma vi invito a leggere lo studio per vedere quante contraddizioni metodologiche contenga e come, alla fine, non possa non riconoscere che anche in quel gruppo di donne c’è un aumento dei disturbi della personalità di 1,5 volte dopo aver abortito.

 

E tutto questo sarebbe “terapeutico”? Certo non è terapeutico per il bambino che viene ucciso, e questi rischi non mostrano alcun effetto curativo per la donna. Sul fatto poi che certi medici indichino alle donne incerte l’aborto come “terapia”, anche questa non è un’invenzione del Papa: basta leggere cosa scriveva nel 1996 il prof Maroteaux, sugli aborti fatti per la previsione che il bambino sarebbe stato di bassa statura, su Archives de Pédiatrie. Parole forti, scritte da chi ha dedicato tutta la vita a curare il nanismo e ora vede che tutti i futuri “nani” non vengono lasciati nascere, sono indesiderabili, hanno perso, come scrive, “diritto di cittadinanza”.

Le conseguenze poi dell’aborto sugli altri figli della donna sono state ben spiegate dallo psichiatra francese Benoit Bayle, che parla di sindrome del sopravvissuto, con sensi di colpa e di onnipotenza in chi si rende conto che un suo fratello è stato ucciso prima di nascere, forse “per far nascere lui”. Insomma, anche in questo caso il Papa ha visto oltre quello che vogliono vedere gli altri e per questo sarà attaccato da chi si fida più della propria ideologia (in barba alle donne) che dei dati scientifici.