Si svolge oggi l’autopsia sul corpo della piccola Yara Gambirasio, ritrovata cadavere sabato pomeriggio tre mesi esatti dopo la sua scomparsa. Un gruppo di esperti sarà al lavoro per capire le cause esatte della sua morte e ogni altro particolare anche se dagli esami del medico legale sul luogo si parla già di morte per sei coltellate inflitte con violenza al collo e alla schiena.
Sconcertano le ultime dichiarazioni degli investigatori secondo cui Yara sarebbe stata uccisa la sera stessa del suo rapimento il 26 novembre e il suo cadavere immediatamente lasciato in quel campo dove è stata trovata a soli dieci chilometri da casa e a 500 metri dal centro che organizzava le sue ricerche. Sconcertano perché hanno detto di aver battuto quello stesso campo, così come i residenti della zona che spesso portavano i loro cani in quel campo hanno detto di non aver mai notato nulla, che i cani avrebbero avvertito la presenza del cadavere. Gli investigatori sostengono questa tesi perché, dicono, un corpo in quelle condizioni (ridotto a uno scheletro parzialmente mummificato) non avrebbe mai potuto essere trasportato in quel campo dopo tre mesi in quelle condizioni.
Eppure c’è chi sostiene che lì nei mesi scorsi non c’era alcun cadavere: «Ci siamo stati di sicuro il 12 dicembre, alla battuta parteciparono 50 persone», conferma Ennio Bonetti responsabile dei volontari di Filago; e forse dieci giorni fa ci è tornata una squadra di Madone. Le prime ricostruzioni dicono poi che Yara avrebbe tentato di difendersi dall’aggressore, come dimostra un ciuffo d’erba stretto in una mano del cadavere. Yara sarebbe stata trascinata in quel campo e lì aggredita e uccisa. Secondo le ricostruzioni, i movimenti e tutte le circostanze del caso dimostrerebbero che l’aggressore si qualcuno che vive in zona. Come ha detto ieri il parroco di Brembate, “il mostro è in mezzo a noi”.