I treni regionali rallenterebbero apposta per ottenere più finanziamenti dalle Regioni, calcolati in base alla durata del viaggio.
I treni regionali sono sempre più lenti. Non si tratta di un tipico ritornello da pendolare frustrato, ma di una realtà che, se confermata, implicherebbe pesanti responsabilità per chi ha lucrato sui disagi della gente. Già Il fatto quotidiano aveva denunciato il sistema perverso, ed oggi Assoutenti assieme al deputato del Pd, Ermete Realacci, che ha anche presentato in merito un’interrogazione parlamentare: in pratica è stato scoperto che i convogli regionali viaggiano sempre più lentamente perché il meccanismo di pagamento che Fs ha imposto alle regioni si basa non sulla lunghezza, ma sulla durata di percorrenza.
Ogni minuto in più, in particolare, costerebbe alla Regioni fino a 80mila euro per linea ferroviaria. «L’Assoutenti – spiega l’associazione in una nota – sta quindi accertando ulteriormente i fatti per capire se vi siano responsabilità di FS e gli estremi per un ricorso all’Antitrust per abuso di posizione dominante da parte dell’azienda per aver introdotto, avvalendosi della sua posizione di monopolista di fatto del trasporto ferroviario regionale, modalità contrattuali di esercizio costruite unilateralmente e artificiosamente per risultare più onerose del dovuto per la Regione committente».
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Non solo: a differenza di 10 anni fa, sottolineano, «FS evita accuratamente di rendere noti nel dettaglio i propri conti, impossibili da dedurre dal bilancio aggregato, in base ai quali le Regioni e le Associazioni di utenti potrebbero verificare la validità dei prezzi dei treni proposti apoditticamente sul Catalogo (ovvero l’offerta di treni di FS alle Regioni)». Dal momento che quanto sta avvenendo, se confermato, rappresenterebbe un danno per le casse delle Regioni, ci potrebbero essere gli estremi per «un intervento della Corte dei conti per danno erariale».