I proprietari della Lombarda Petroli da cui fuoriuscirono gli idrocarburi finiti nel fiume Lambro sono indagati per sottrazione all’accertamento o al pagamento dell’accisa sugli oli minerali.
Giuseppe e Rinaldo Tagliabue, 54 e 49 anni, sono indagati per il disastro del fiume Lambro. Si tratta dello versamento di 2.600 tonnellate stimate di idrocarburi, finite tra il 23 e il 24 febbraio scorso nel fiume Lambro e, inseguito, nel Po. I due, proprietari della Lombarda Petroli da cui, a Villasanta, fuoriuscì il carburante, sono accusati di sottrazione all’accertamento o al pagamento dell’accisa sugli oli minerali.
La ditta, da raffineria, era diventata un centro di stoccaggio. A quanto riporta Il Corriere della Sera, «continuavano a entrare enormi quantità tenute in deposito per conto terzi. Carburante, oli industriali». Tali quantità, «non trovavano corrispondenza nei registri contabili e soprattutto nelle tasse versate. Si ipotizza che in quel febbraio controlli dell’Agenzia delle dogane avrebbero potuto comportare milioni di euro di multe e conseguenze penali».
Ora i pm di Monza, Emma Gambardella e Donata Costa, effettueranno altri interrogatori, mentre i carabinieri di Monza e del Nucleo operativo ecologico hanno depositato i risultati di un anno di indagini. A decidere se intraprende altri provvedimenti nei confronti dei petrolieri, sarà la Procura. Intanto, pare che i due avrebbero favorito lo sversamento.
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«La fuoriuscita, se non provocata da un guasto, necessita di numerose manovre in sequenza». Giuseppe Bana, avvocato dei Tagliabue, difende i suoi assistiti sostenendo che siano vittime. Intanto, la Commissione parlamentare sulle attività illecite nel ciclo dei rifiuti si sta occupando di verificare eventuali legami con la criminalità organizzata.