Sit-in di protesta dei sindacati di polizia, questa mattina, di fronte a Villa san Martino, ad Arcore, la residenza del premier, contro le politiche del governo in materia di sicurezza.
Questa mattina, di fronte a Villa san Martino, la residenza di Arcore del premier Berlusconi, si è svolto un sit-in di protesta dei sindacati di polizia «contro la politica economica e della sicurezza del governo Berlusconi», come ha spiegato Giuseppe Tiani, segretario generale del Siap. Berlusconi, a sorpresa, è sceso per parlare con gli agenti. Si è fermato alcuni minuti a parlare con i circa 100 poliziotti appartenenti alle sigle Coisp, Sip per la Cgil, Fiap, Anfp e Confsal, promettendo loro che le risorse richieste – circa 80 milioni di euro – sarebbero state stanziate nel prossimo cdm del 23 marzo. All’arrivo di un giornalista di Annozero, se ne andato.
«Noi – ha dichiarato Claudio Giardullo, segretario generale del Filt-Cgil – abbiamo spiegato al premier che questo governo non è credibile perché non ha rispettato gli impegni presi, in particolare per la tutela della specificità delle forze di Polizie». Assenti, per la prima volta in una manifestazione di questo genere, le sigle Sap, Ugl e Siulp. La spaccatura deriva da un episodio di venerdì. Allora, il vicecapo vicario della Polizia, Nicola Izzo, ha convocato al ministero dell’Interno tutti i sindacati della polizia. «In quell’occasione Izzo ci ha chiesto di sospendere al manifestazione», ha spiegato Franco Maccari, segretario generale Coisp.
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«Il premier – ha continuato -, ci ha detto Izzo, in cambio ci avrebbe riconosciuto degli aumenti al Consiglio dei ministri del 23 marzo. E questo sarebbe avvenuto in assenza di Tremonti, visto che l’ultimo cdm, al momento di discutere gli aumenti del comparto sicurezza con i ministri Maroni e La Russa, se n’era uscito». Il suo sindacato ha esposto di fronte alla villa di Arcore uno striscione con la scritta “Berlusconi dimettiti”. Filippo Girella, segretario nazionale Ugl polizia di Stato, espone al sua versione dei fatti: «Spostare di dieci giorni l’eventuale manifestazione vale la pena per vedere se questa volta alla promessa, poi seguono i fatti. Ma noi ci fidiamo con riserva si tratta di rimandare, perché non tentare?».