La Corte Europea dei Diritti Umani ha accolto il ricorso dell’Italia sulla sentenza relativa all’esposizione dei crocifissi nelle aule scolastiche (Lautsi vs. Italy, no. 30814/06). L’Italia è stata assolta perché “non sussistono elementi che provino l’eventuale influenza sugli alunni dell’esposizione del crocifisso”. La sentenza, presa lo scorso 16 febbraio, è stata resa nota ieri, sabato 18 marzo, dalla Corte Europea.
Pubblichiamo di seguito il comunicato stampa diffuso ieri dal prof. Joseph H.H. Weiler, che ha rappresentato i governi di Armenia, Bulgaria, Cipro, Federazione Russa, Grecia, Lituania, Malta e San Marino nella vertenza Lautsi di fronte alla Grande Camera.
Parigi, 18 marzo 2011
Comunicato Stampa
1. Il Professor JHH Weiler della New York University School of Law e Professore Onorario alla London University ha rappresentato, pro bono, i governi di Armenia, Bulgaria, Cipro, Federazione Russa, Grecia, Lituania, Malta e San Marino nella vertenza Lautsi di fronte alla Grande Camera della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
2. Data la vicinanza della decisione della Camera all’inizio dello Sabbath, il Professor Weiler non è stato in grado di partecipare alla seduta e ha inviato le sue scuse alla Corte e ai governi che ha rappresentato.
3. Il Professor Weiler ha rilasciato la seguente dichiarazione:
4. “Sono cautamente soddisfatto del risultato della vertenza, con la quale la Grande Camera ha rovesciato la decisione della Camera con 15 voti contro 2, ma mi riservo una più attenta lettura e valutazione della sentenza e delle argomentazioni della Grande Camera”.
5. “Il ribaltamento della decisione della Camera significa il rigetto di un’Europa ‘a misura unica’ e la rivendicazione della sua tradizione pluralista, dove viene accordata uguale dignità alle scelte costituzionali di Francia, di Gran Bretagna, di Italia, di Svezia e a tutte le altre numerose formule di riconoscimento dei simboli religiosi negli spazi pubblici. L’Europa è speciale proprio perché garantisce a livello del privato sia la libertà di religione sia la libertà dalla religione, ma non forza i suoi diversi popoli a rinnegare nello spazio pubblico ciò che per molti rappresenta una parte importante della storia e dell’identità dei propri Stati, riconosciuta anche da chi non condivide la stessa religione o non fa parte di nessuna religione.
É questa speciale combinazione tra libertà pubbliche e private, riflesso di un particolare spirito di tolleranza, che spiega come in Paesi quali la Gran Bretagna o la Danimarca, per fare solo due esempi, dove vi è una Chiesa di Stato, anglicana e luterana rispettivamente, cattolici, ebrei, musulmani e, naturalmente, i molti cittadini che non professano alcuna fede religiosa, possano sentirsi completamente “a casa”, avere un pieno ruolo nella vita pubblica, inclusa la partecipazione alle più alte cariche, e sentire che è il “proprio Paese” alla pari di tutti gli altri. È un modello importante per il mondo, di cui l’Europa può essere giustamente orgogliosa”.
6. “Per quanto riguarda l’aula scolastica, ricade nella stessa misura sugli Stati che vietano ogni simbolo religioso sulle pareti delle classi, e su quelli che invece lo richiedono, di assicurare che la proibizione o l’obbligo non siano fraintesi dai giovani. La proibizione dei simboli religiosi non deve essere intesa come una denigrazione della religione o dei fedeli e l’obbligo della presenza di simboli religiosi, come la croce, non deve essere intesa come denigrazione di altre religioni o di chi non ne professa alcuna. In gran parte, questo spirito è una realtà europea contemporanea, e l’Italia ne è un esempio brillante”.
7. “Ringrazio gli otto governi per la loro fiducia e per l’onore di averli rappresentati, e ringrazio anche il direttore e lo staff dell’European Center for Law and Justice per il loro valido aiuto nel preparare il caso”.
Joseph H.H. Weiler
Director, Jean Monnet Center for International and Regional Economic Law & Justice
NYU School of Law