Santo del Giorno 19 marzo 2011: san Giuseppe – La sobrietà dei racconti evangelici sulla figura di san Giuseppe ha spinto scrittori e artisti  a scendere nelle pieghe della Scrittura. Nel 1977 il libro di Jan Dobraczynski, L’ombra del Padre  narra la storia di un uomo combattuto  tra le sue esigenze umane e la chiamata imperscrutabile di Dio. Anche Ferruccio Ulivi, in Come il tragitto di una stella, del 1997 sottolinea la distanza che per tutta la vita Giuseppe avverte con Maria e Gesù. In L’attrattiva Gesù don Giussani esprime  il mistero di questo uomo fedele: San Giuseppe era un uomo come tutti gli altri, aveva il peccato originale. Che distanza profonda viveva nella vicinanza assoluta che aveva con Maria: è quando si dice che la vocazione alla verginità è un possesso con un distacco dentro, con un dolore dentro, dove la forza del rapporto amoroso è tutta concentrata e resa visibile nel dolore che c’è dentro, dove ciò che veramente è l’amore si sente, incomincia già: è come un’alba. Non un buco o una separazione: è dolore, perché il rapporto, lì, diventa più drammatico. San Giuseppe ha vissuto come tutti: non c’è una parola sua, non c’è niente, niente: più povera di così una figura non può essere.



Quanto all’iconografia di san Giuseppe, egli è spesso rappresentato come un uomo anziano; il motivo di ciò è da ricercare più che nel comprensibile rispetto devozionale per la verginità di Maria al collegamento con la tradizione biblica, in cui spiccano le figure di Abramo e di Zaccaria che, diventando padri in età avanzata, documentano che il dono dei figli viene da Dio.



Anche i pontefici si sono soffermati sulla figura di san Giuseppe. Nella Redemptoris custos del 1989 Giovanni Paolo II ne indica l’umile e maturo modo di servire e di partecipare al mistero della salvezza. Il legame con Maria, prima ancora che fondamento giuridico della  paternità di Giuseppe nei confronti di Gesù, è segno dell’incontro tra la fede della Madonna e la sua fede di  uomo giusto.

Paolo VI nel discorso tenuto a Nazareth in occasione del suo viaggio in Terrasanta del 1964 afferma: Non lasceremo questo luogo senza aver raccolto, quasi furtivamente, alcuni brevi ammonimenti dalla casa di Nazareth. In primo luogo essa ci insegna il silenzio. Se rinascesse in noi la stima del silenzio, atmosfera ammirabile e indispensabile dello spirito: mentre siamo storditi da tanti frastuoni, rumori e voci clamorose nella esagitata e tumultuosa vita del nostro tempo. Nazareth ci ricordi cos’è la famiglia, cos’è la comunione di amore, la sua bellezza austera e semplice, il suo carattere sacro e inviolabile; ci faccia vedere com’è dolce e insostituibile l’educazione in famiglia, ci insegni la sua funzione naturale nell’ordine sociale. Infine impariamo la lezione del lavoro. Dimora di Nazareth, casa del Figlio del falegname! Qui soprattutto desideriamo comprendere e celebrare la legge, severa certo, ma redentrice della fatica umana; qui nobilitare la dignità del lavoro in modo che sia sentita da tutti; ricordare sotto questo tetto che il lavoro non può essere fine a se stesso, ma che riceve la sua libertà ed eccellenza, non solamente da quello che si chiama valore economico, ma anche da ciò che lo volge al suo nobile fine.



Nel 1889 Leone XIII introduce una bella preghiera a san Giuseppe da recitare nelle famiglie: A Te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio, insieme con quello della tua santissima Sposa. Deh! Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto soccorri ai nostri bisogni. Proteggi, o provvido Custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo; allontana da noi, o Padre amantissimo, la peste di errori e di vizi che ammorba il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta con il potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del bambino Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora sopra ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire, e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.