Roberto Saviano, intervistato da Wired, definisce il gossip il principale tentativo di estorsione assieme al racket delle mafie.
Il mensile Wired, in occasione del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia e del compimento del secondo anno nelle edicole, dedica la propria copertina a Roberto Saviano. L’autore di Gomorra, intervistato da Luca Sofri, spiega: «Oggi in Italia nessuno è disposto ad accettare che se qualcuno ottiene un risultato, un ruolo, un titolo, sia perché è il migliore. Piuttosto, si dice che è per qualche ragione infima, raccomandazioni, imbrogli, corruzione».
Secondo lo scrittore, «è la logica del gossip» che assieme al racket delle mafie rappresenta «il principale strumento di estorsione che esista». Come funziona? Semplice: «Il controllo del consenso – chiarisce con un’iperbole Saviano – è fatto attraverso il gossip, che ti fotografa quando sei sul cesso: e dopo, qualunque cosa tu dica e faccia, anche la più nobile, ci sarà sempre un’immagine di te sul cesso pronta ad avvilire ogni cosa, a togliere autorevolezza e credibilità a tutto». Saviano, suo malgrado, è esente dalla macchina del fango del gossip. Impossibile, infatti, mettere alla berlina la sua vita privata: «Sai perché a me mi ascoltano?», dice.
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«Perché faccio questa vita, perché vivo tra i carabinieri, perché quando mi chiedono la residenza io do l’indirizzo del comando generale dei carabinieri. E questo spiazza, e mi dà un valore che io vorrei non avere». Per quanto riguarda il Paese, l’ipotesi di un cambiamento non è velleitaria: «Ci si parla. Ci si mette di traverso al tentativo quotidiano di trasformare tutto in battaglia e ci si parla».
Sono i prodromi di una prossima discesa in campo? Da escludersi: «Io non voglio fare politica per molte ragioni: e forse la più onesta è che non mi diverto, e bisogna anche divertirsi per fare le cose bene. Ma anche perché oggi è difficilissimo ottenere la possibilità di parlare a tutti: parlare con tutti oggi in Italia è rivoluzionario».