Volete vedere qualcosa di eticamente elevato? Guardate Mtv. Sono impazzito? No. Non vi voglio mandare a vedere le follie di Paris Hilton che si sceglie la migliore amica del cuore (“Paris Hiltons’ BFF”), né i bulli e le cosce di “Jersey Shore”, programmi di grido dell’emittente. Ma… avete mai visto “Il testimone”? No, non è un talk-show, ma un programma condotto di una ex-iena – Pif, al secolo Pierfrancesco Diliberto -, fatto di servizi in presa diretta. Da urlo! Servizi sui non vedenti, sulle persone che lavorano nelle pompe funebri… senza caccia all’horror o banali sciocchezze sull’eutanasia; capite cosa vuol dire parlare di questi tabù ai giovani?



Vi invito a guardare i programmi che lo vedono con agio muoversi sul tema dei giovani delle periferie, sui malati, sulle vocazioni: già, parlare di vocazione in una televisione che dopo un’ora trasmetterà Paris Hilton e Jersey Shore… invece il modo c’è ed è intelligente e buono. Soprattutto in un periodo in cui sparare mediaticamente sui preti è uno sport obbligatorio. Ma non basta: guardatevi anche i servizi sui preti fatti nelle Mtv News.



Ad esempio, quella su Don Geremia, Jerry per gli amici, che gestisce una casa di accoglienza, l’ufficio Migrantes della Caritas e, con l’aiuto di alcuni giovanissimi volontari, ha creato la S.O.S.S., la squadra operativa di soccorso sociale che è attiva 24 ore su 24 per aiutare persone in difficoltà. E guardate quelli sulle sedicenni incinte che girano col loro bambino tra le braccia: quelli fatti in Usa (Sixteen and pregnant, La Vita Segreta di una Teenager americana, Teen Mom) e quelli italiani, anche loro tra le MTV news, che dicono a chiare parole che la vita è difficile, ma “abortire per andare in discoteca è da imbecilli” .



Certo, si parla anche in alcune puntate di comportamenti trasgressivi, di adozioni gay, su cui abbiamo le nostre riserve. Ma mentre di gay parlano tutti, di vocazioni non parla nessuno: vogliamo lamentarci se qualcuno inverte la tendenza? Fianco a fianco con programmi che detestiamo per il messaggio etico sbagliato che propongono, come ad esempio “Teen Cribs”, che vanta gli eccessi di sperperi fatti dagli straricchi Usa per creare ville-bunker ricchissime ultra attrezzate per i loro rampolli. Ma se è il prezzo da pagare, ci stiamo.

 

È il modo di comunicare l’etica, che ormai è diventata solo un necrologio: si parla solo di chi far morire, di come farla finita noi o gli altri. È una bioetica necrofila quella che leggiamo sui giornali, che vuole fuggire dalla vita, e che ammorba l’aria. E siamo trascinati su questo campo di morte a ribattere, per non lasciar soccombere i più indifesi.

 

Ma l’etica è anche altro. Il servizio di MTV news “Quelli che sgasano” inizia così: “Ci sono quelli che se hanno 10 euro li spendono per il fumo, ma anche quelli che preferiscono usarli per la benzina, per andare fuori da una periferia e scegliere come vivere il proprio tempo”. Ma su MTV News abbiamo anche le storie dei “Ragazzi di Lampedusa”, o degli “Emo contro Truzzi”: tutte da vedere. Così come, incredibile a dirsi, affascinano le storie “Fabri Fibra in Italia”.

Ecco, dunque, un modo di parlare di temi etici, che non è più il solito, e che, strano a dirsi, non è la banale pubblicità delle parole d’ordine del nuovo regime (“morte libera per tutti” e “mettete il preservativo”), unici richiami “etici” che la generazione degli adulti dà ai ragazzi.

 

I giovani non sono degli sciocchi, come li disegnano i media degli ex-sessantottini, tutti alcol, sesso e disco: pensano a divertirsi, ma si domandano perché i “grandi” li obblighino a una vita in cui hanno tutto il sesso che gli pare, ma niente figli, per carità! E loro i figli li vogliono, perché non sono pezzi di legno: le indagini Istat mostrano che i teenagers sognano quasi tutti una famiglia numerosa, ma che poi devono rinunciarci. Non ci vengano a raccontare i nostri soloni che dipende dai soldi: anche i ricchi non fanno figli, anzi. E pensano ai grandi temi, alla religione di cui non sanno più nulla, all’amore, all’impegno.

 

Racconta MTV questo mondo, certo non in modo bigotto e sonnolento, certo non censurando termini o discorsi forti, ma che c’è di male? La forza della vita è che quando si racconta bene, sa affermarsi da sé.