E’ stato presentato ieri presso la sala stampa di radio Vaticana il libro “Oboedientia et pax. La vera storia di una falsa persecuzione” (coedizione Libreria Editrice Vaticana ed Edizioni Padre Pio, pp. 260, 15) scritto da Stefano Campanella. Il libro per la prima volta pubblica documenti del Sant’Uffizio fino ad oggi inediti relativi alle inchieste compiute su Padre Pio, alcuni dei quali dai toni alquanto drammatici. Padre Pio venne infatti interrogato per conto del Papa Giovanni XXIII.
Il 22 febbraio 1961, davanti al padre domenicano Paul-Pierre Philippe, ad esempio, Padre Pio deve difendersi dalle accuse di aver baciato delle donne: “Mai ho baciato una donna. Anzi dico davanti al Signore che neppure volevo dare baci alla mamma: la facevo piangere perché non le scambiavo i suoi baci, ma avrei creduto far male”. Il domenicano (diventerà vescovo e anche cardinale) non credeva al frate: “Padre Pio è passato insensibilmente da manifestazioni minori di affettuosità (con le sue donne «predilette», ndr) ad atti sempre più gravi, fino all’atto carnale” scrive il domenicano che aggiunge: “E’ un falso mistico e un disgraziato sacerdote che approfitta della sua reputazione di santo per ingannare le vittime”.
Arriverà a definire il caso di Padre Pio la truffa più colossale della storia della Chiesa. Il Sant’Uffizio deciderà drastiche misure su di lui, quali la sospensione del diritto di celebrare la messa, le confessioni e il trasferimento. Nessuna di queste decisioni venne però accolta grazie all’intervento del Papa che volle sentire anche l’arcivescovo di Manfredonia che lo assicurò trattarsi di calunnie. Il vescovo dimostrò che i baci di cui si accusava Padre Pio erano in realtà quelli di donne che quando lo incontravano gli baciavano le mani.