“Una riforma epocale”, così l’aveva definita Silvio Berlusconi e questa volta il disegno di legge sulla riforma della giustizia (o quantomeno la bozza di cui si parla in queste ore) sembra avere le carte in regola per riuscire a passare. La Lega di Umberto Bossi ha già dato il placet, “Sentiamo cosa presentano – ha detto il Senatur – in ogni caso passerà” e ampi consensi si stanno mietendo anche tra forze non propriamente alleate del Pdl, ovverosia i centristi di Casini, che si è dichiarato “disposto a discutere” come anche tra il Fli. Giulia Bongiorno, infatti, notoriamente niente affatto tenera con il Cavaliere da dopo la rottura che l’ha portata fuori dal partito, si è dichiarata disposta a votare la riforma della giustizia “Se migliora il sistema, se è punitiva no”.
Oggi ci sarà il primo passaggio delicato per la bozza di riforma che verrà illustrata al Quirinale da Angelino Alfano, seconda tappa la presentazione al gruppo dei cosiddetti Responsabili (di fatto il gruppo parlamentare di appoggio esterno al governo) e poi in un vertice di maggioranza alla presenza del premier Silvio Berlusconi, che tirerà le somme e potrebbe anche limare qualche dettaglio – a meno di indicazioni più “dure” da parte del Quirinale – per poi portarla in Consiglio dei Ministri domattina per l’approvazione definitiva.
La bozza di riforma sta facendo discutere da tempo opposizione e sindacato magistrati, che in realtà non fa altro che riprendere il filo delle discussioni sospese quando il primo tentativo di riforma si arenò. Le accuse da parte del Pd e dei partiti di opposizione in generale sono sostanzialmente le stesse: l’indisponibilità a votare leggi ad personam o punitive per il potere giudiziario che ne limitino mezzi e risorse soprattutto sul fronte delle intercettazioni telefoniche e ambientali. In seconda battuta c’è la sostanziale contrarietà a modificare termini di prescrizione di reati, soprattutto quelli che vedono imputato a vario titolo Silvio Berlusconi. Come sempre ci sono molte sfumature, ma la sostanza è così riassumibile. L’Anm (il sindacato dei magistrati) si chiude dietro un no comment (almeno fino a domani, giovedì) e si prepara a raccogliere eventuali proteste dei suoi iscritti in una riunione in programma per oggi.
Il contenuto della riforma prevede la separazione delle carriere tra giudici e Pm; la divisione del Csm in due (il primo presieduto dal capo dello Stato, il secondo dal pg della Cassazione, eletto dal Parlamento); il fatto che rimanga l’obbligo di esercitare l’azione penale, ma «secondo le modalità stabilite dalla legge» (per perseguire i reati si dovranno seguire le priorità indicate da legge ordinaria); la possibilità che a presiedere il Csm dei pm sia il pg della Cassazione eletto dal Parlamento. Si introduce poi l’inappellabilità delle sentenze di assoluzione di primo grado e l’utilizzo della polizia giudiziaria da parte dei Pm dovrà avvenire solo secondo forme stabilite dalla legge.
Un punto fondamentale da chiarire oggi è la composizione dei due Csm. Sul tavolo ci sono ancora due ipotesi: la prima prevede che entrambi gli organi siano composti per metà da togati e per metà da laici; la seconda che, per quello dei pm, le proporzioni siano di un 1/3 di rappresentanti togati e 2/3 di laici.
E’ prevista anche un’Alta Corte di disciplina per giudicare i magistrati, che a differenza di quanto accade oggi, è un organo esterno al Csm, composto da un 1/3 di togati, 1/3 di laici e un 1/3 di nomina presidenziale.