Gli stilisti Dolce e Gabbana sono stati prosciolti dall’accusa di evasione fiscale perché il fatto non sussiste. Era contesta loro l’evasione di circa un miliardo di euro.
Dolce a Gabbana non sono evasori fiscale. Il gup di Milano Simone Luerti ha stabilito che le accuse a loro carico sono infondate, che il fatto non sussiste. I due stilisti erano stati accusati di truffa ai danni dello Stato e infedele dichiarazione dei redditi; era stata loro contestata l’evasione di un miliardo di euro circa tra il 2004 e il 2005. Assieme a loro sono stati assolti anche agli altri 5 imputati, tra cui Alfonso Dolce, fratello di Domenico. Nonostante il pm Laura Pedio avesse chiesto il rinvio a giudizio, il giudice ha stabilito che non sia stato superato quel confine che porta al rilievo penale dei fatti contestati.
Il giudice dell’udienza preliminare, inoltre non si può spingere a valutare eventuali profili di rilievo tributario. Secondo il Pm Dolce a Gabbana avevano evaso 420 milioni di euro a testa, più 200 milioni di euro relativi ad un presunto imponibile evaso riferibili alla società “Gado” con sede in Lussemburgo. Le indagini erano iniziate nel 2007 e secondo l’accusa la società costituita in Lussemburgo, cui erano intestati due marchi della multinazionale della moda,veniva gestita in Italia.
Il fatto poi, che i proventi dei due marchi fossero tassati in Lussemburgo avrebbe consentito, sempre a detta del Pm, la maxi-evasione. L’Agenzia delle entrate si era costituita parte civile nell’udienza preliminare. Ai due stilisti, nel 2009, era stato conferito, il 7 dicembre 2009, l’Ambrogino d’oro. Basilio Rizzo e Aldo Ugliano, consiglieri comunali di opposizione, avevano presentato una mozione per la revoca del riconoscimento