La Class Action in difesa di circa tre milioni di fumatori è stata rigettata dal tribunale di Roma, secondo cui i consumatori di sigarette conoscono i rischi che corrono.
Il Tribunale di Roma ha deciso di bocciare la class action intentata dal Codacons in difesa di oltre tre milioni di fumatori schiavi delle sigarette e appartenenti al gruppo Bat Italia (che tutela tutti i fumatori dei marchi di sigarette prodotti dalle società Ms, Alfa, Bis, Brera, Colombo, Cortina, Esportazione, Eura, HB, Kent, Lido, MS Club, Mundial, Nazionale, Nazionali, N80, Rothmans, Sax Musical, St. Moritz, Stop, Super, Zenit, Vogue, Dunhill, Lucky Strike e Pall Mall).
In sostanza, chi fuma sa a cosa va incontro e quindi, non ha diritto ad alcun risarcimento. Secondo i giudici in particolare, da anni, grazie alla numerose informazioni che chiunque ha a disposizione (sui pacchetti c’è scritto che il fumo uccide, provoca il cancro ecc…, i medici avvertono i propri pazienti dei rischi del fumo e da anni sono in corso ovunque campagne contro le bionde) è inconcepibile che qualcuno sia indotto a fumare contro la propria volontà e non possa decidere di smettere.
Una sentenza opposta a quelle che in America hanno condannato colossi come Philip Morris e Reynolds a sborsare miliardi di dollari per risarcire fumatori ammalatisi di cancro, emesse anche con l’intento di disincentivare le pubblicità ingannevoli delle industrie del tabacco. Il Codacons, in ogni caso, definisce «assurde» e «pura follia» le motivazioni della XIII Sezione del tribunale civile di Roma e annuncia ricorso. In particolare, la class action italiana si basa sulla denuncia della presenza, nelle sigarete, di circa 200 additivi chimici che alimentano la dipendenza. Secondo il tribale, tuttavia, gli additivi, avrebbero «ragion d’essere nell’intento di attribuire al prodotto un sapore specifico e tipizzato, come tale indispensabile perché la casa produttrice sia competitiva sul mercato».