Apprendo con sconforto la decisione della Corte di Giustizia europea che, di fatto, decreta che gli aiuti alimentari, nel caso non ci siano scorte d’intervento, non sono più possibili. Nel 2009 José Manuel Barroso, per ovviare alla mancanza di scorte alimentari da destinare ai bisognosi, mise a disposizione 500 milioni di euro acquistando prodotti sul mercato. Questo scatenò il ricorso della Germania, che ora è stato accolto dalla Corte. Il problema è che per il prossimo anno non ci sono scorte, per cui è fortemente a rischio la fornitura per il 2012. La posta in gioco è alta perché per molti paesi beneficiari gli aiuti alimentari da parte dell’Unione europea sono raddoppiati in quantità negli ultimi anni. In un contesto economico e sociale difficile per non dire drammatico, non si può non essere sorpresi dalla posizione di alcuni Stati membri che ipotizzano la “sparizione” del programma che, a sentire loro, sarebbe di competenza dei singoli paesi, poiché si tratta di “politica sociale”.
Il programma di distribuzione gratuita di prodotti alimentari agli indigenti nella Comunità europea è stato avviato nell’inverno eccezionalmente rigido del 1986/87, quando le eccedenze di prodotti alimentari della Comunità europea erano state offerte agli enti di beneficenza degli Stati membri per essere distribuite ai bisognosi. A seguito dei risultati positivi, la misura è stata ufficializzata. Da oltre 20 anni quindi la gestione degli aiuti alimentari agli indigenti è stata di competenza della Direzione Generale dell’Agricoltura e di riflesso, nelle singole nazioni coinvolte, del settore deputato del ministero dell’Agricoltura (in Italia l’Agea). In questi anni le metodologie operative e i vari processi produttivi e distributivi si sono affinati generando una macchina efficiente e capace di rispondere all’obiettivo ultimo: far pervenire aiuti a persone in stato di bisogno.
La discussione su questo tema vede contrapposti due schieramenti, da una parte un gruppo di Paesi che spingono affinché la competenza degli aiuti alimentari venga affidata alla Direzione Generale dei Servizi Sociali (Germania, Svezia) dall’altra chi (tra cui Francia, Italia, Spagna) invece desidera che rimanga alla Direzione Generale dell’Agricoltura. Fin dall’inizio della discussione la posizione della Fondazione Banco Alimentare Onlus e della Federazione Europea dei Banchi Alimentari è stata quella di appoggiare, fortemente, il mantenimento del PEAD (Programma Europeo di Aiuto Alimentare ai Bisognosi) alla Direzione Generale dell’Agricoltura. I motivi di questa posizione risiedono nell’esperienza consolidata di un metodo operativo efficace ed efficiente e nel fatto che la Direzione Generale dell’Agricoltura dà garanzia che il sostegno rimanga alimentare. In più il sostegno alimentare implica concretamente l’instaurarsi di rapporti personali di consegna, con la conseguente generazione di relazioni di inclusione sociale non possibili con altre tipologie di sostegno.
L’efficacia dell’attuale regolamento, che ha portato negli anni ad una proficua collaborazione tra Direzione Generale Agricoltura, Stati coinvolti ed strutture caritative deputate alla distribuzione degli alimenti agli indigenti è uno dei migliori esempi di sussidiarietà. L’aiuto alimentare si è rivelato storicamente uno strumento di forte sostegno e inclusione sociale per persone in stato di bisogno, primo passo per un’azione di coinvolgimento più ampio… Inoltre tale tipologia di sostegno ha generato un circolo virtuoso anche in settori della produzione agricola. È necessario, oltre che auspicabile, un coinvolgimento immediato di tutte le forze sociali e politiche perché non vada perso tutto quello che di buono è stato costruito in questi anni.