Carmela Rea, scomparsa il 18 aprile, è stata ritrovata ieri. Assassinata. Il volto sfigurato, segni di violenza ma non sessuale.
Sulla schiena qualcuno le ha disegnato una svastica e nel collo una siringa. Un mistero. Carmela Rea si trovava mercoledì pomeriggio con la famiglia (il marito, un caporale dell’esercito, e la figlia di poco più di un anno) sui prati della zona di Colle San Marco, in provincia di Ascoli Piceno. Si era allontanata per andare al bagno, ma nell’unico bar della zona nessuno l’ha mai vista. Poi ieri una telefonata anonima al 113 e il ritrovamento. Esattamente a diciotto chilometri in linea d’aria dal punto in cui era Carmela quando si è allontanata, un parco giochi dove si trovava la famiglia per un picnic. Il pinto in cui è stato ritrovato il cadavere, nudo, con una siringa infilata sul collo e il volto sfigurato, è nei pressi dell’area militare di Casermette, un poligono di tiro. Adesso si comincia a indagare sull’episodio. Secondo i familiari la donna conduceva una vita normale, aveva avuto qualche disturbo di depressione post parto ma la cosa era finita lì. Si tiene aperta ogni ipotesi possibile, dalla vendetta per ragioni ancora sconosciute al raptus di follia di qualche sconosciuto.
In modo bizzarro, la zona in cui Carmela Rea è scomparsa è poco distante da Bosco dell’Impero, dove lo scorso 5 gennaio fu ritrovato il cadavere di un’altra donna, Rossella Goffo, funzionario della questura di Ascoli. Era scomparsa alcuni mesi prima, e fisicamente assomigliava a Carmela. In questo ultimo caso c’è però una persona indagata per omicidio, un suo amico della questura, che si proclama innocente.